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A processo finto nobile: rubò l’identità a un bimbo

A processo finto nobile: rubò l’identità a un bimbo

Lorenzo Amuso

da Londra

Per 22 anni ha vissuto nascosto dietro l'identità rubata ad un bambino morto oltre 40 anni fa. Ha viaggiato per il mondo, si è sposato con una donna canadese, ha lavorato per una società svizzera, è divenuto padre, si è quindi separato dalla moglie. Un'esistenza comune a molti, ma trascorsa nella clandestinità nella menzogna. Non soddisfatto dalle false generalità, si è tolto lo sfizio di appropriarsi anche di un attributo nobiliare con tanto di stemma araldico. Un tocco di sangue blu per rendere ancor più beffarda, o elegante, la sua finzione. Poco importa se quel titolo di Lord era estinto ormai da quattro secoli. Nessuno ci ha fatto caso per due decenni, almeno fino a quando i funzionari britannici dell'immigrazione lo hanno smascherato. È successo a Calais lo scorso gennaio. Durante un controllo di routine dei documenti, il passaporto di Christopher Edward Buckingham è risultato revocato. L’ufficio passaporti aveva infatti scoperto nell’anagrafe dei decessi una persona i cui dati coincidevano perfettamente. Erano quelli di un bambino, deceduto nell’agosto del 1963 all’età di otto mesi. Caso risolto? Nient’affatto, perché la vera identità del «finto» Christopher resta a tutt'oggi un mistero. Se inizialmente l'interessato aveva sostenuto di essere stato vittima di «un terribile errore», messo davanti all'evidenza si è chiuso nel silenzio più impenetrabile. E neppure il rischio di un inasprimento della pena gli ha restituito la parola. Il suo rifiuto ha così costretto gli inquirenti a diffondere una sua vecchia foto, risalente a 20 anni fa, nella speranza che qualcuno possa riconoscerlo. Senza esito finora gli esami del Dna e delle impronte digitali. Nessun indizio dai registri degli schedati del Regno Unito e della Svizzera, dove dal 2001 ha lavorato come consulente di sicurezza informatica. Anche i suoi conti bancari sono in ordine. Christopher Edward Buckingham resta dunque il nome d’arte di un bizzarro camuffamento esistenziale. La sua stessa famiglia è caduta vittima del raggiro. Ai figli Lindsay, 19 anni, e Edward, 17, ha dato il cognome Buckingham; alla ex moglie Jody ha raccontato di studi completati ad Oxford e di una tragedia aerea, avvenuta nel 1982, che si era portata via i suoi genitori, diplomatici britannici. «Fu un idillio lampo e ci sposammo rapidamente - ricorda ora Jody -. Come ogni coppia ogni tanto discutevamo, ma poi la situazione degenerò». A un certo punto gli facevo domande alle quali non rispondeva neanche. Se l'uso di false generalità in Gran Bretagna non è considerato un reato, lo è richiedere documenti (come il passaporto) sotto falso nome: è per questo che Christopher rischia fino a due anni di carcere. Il caso del finto Lord non rappresenta comunque il primo caso di furto di generalità. Solo un anno fa era stato scoperto un traffico di carte d’identità, appartenute a oltre mille bambini britannici morti da tempo, rubate e vendute a immigrati illegali, per garantire loro nuovi documenti.


Un caso emerso grazie ai controlli incrociati della polizia su certificati di morte di bambini deceduti nei primi mesi di vita e su documenti degli stessi immigrati.

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