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Procreazione assistita, raddoppiano i bimbi nati in provetta

Dati dell'istituto Superiore della Sanità: aumentano le coppie che accedono alla fecondazione artificiale. Roccella: «Cifre dimostrano che la legge 40 funziona». Ma rimane alta rispetto all'Europa la percentuale
di parti trigemellari

Più di 55mila coppie hanno fatto ricorso nel 2007 alla procreazione assistita. E i nati vivi in «provetta» sono stati 9.137, quasi il doppio del 2005 8erano 494o). Sono i dati dell'Istituto Superiore di Sanità trasmessi dal ministero della Salute al parlamento per fare il punto annuale sull'applicazione della legge 40 del 2004.
Martedì è attesa la decisione della Corte Costituzionale su alcuni articoli della legge, ma intanto arrivano le statistiche: sempre più coppie accedono alla fecondazione artificiale nei 341 centri iscritti al registro nazionale, sono aumentati anche i cicli di trattamento, passati in due anni da circa 63mila a 75mila. La percentuale di gravidanze è del 15,5%, in aumento rispetto al 2005 (14,9). Un dato ancora basso rispetto all'Europa, ma c'è da tenere conto, spiegano al ministero, che l'età media delle donne che accedono alla procreazione assistita in Italia è di 36 anni, contro il 33,8 dell'Europa. Una donna su quattro che si presenta nei centri italiani ha inoltre più di quarant'anni. E' più alta rispetto alle medie europee (ma sostanzialmente invariata rispetto alla rilevazione del 2005) la percentuale dei parti trigemellari in provetta: sono il 3,5% per le tecniche di secondo e terzo livello. Il 18,7% sono invece parti gemellari.
«La legge 40 sulla procreazione medica assistita funziona, lo dimostrano i dati», ha spiegato oggi il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella.
Una statistica di cui non tiene mai conto chi critica, ha sottolineato, è quella «della sindrome da iperstimolazione ovarica: in Italia è la più bassa d'Europa». Anche questa «è una garanzia».
La legge italiana «non ha problemi, semmai ci sono da fare correzioni nelle buone pratiche». Per quanto riguarda i parti trigemellari, per esempio, ci sono grandi differenze da struttura a struttura: contro un centro dove la percentuale si ferma allo 0,5, ce ne sono altri che sfiorano il 13%. Per questo ci sarà bisogno di fissare degli «standard di qualità».
Nei prossimi due anni verrà compilata una sorta di classifica dei centri italiani per la procreazione, con la certificazione di qualità per ogni struttura.
Su questi dati sono arrivati commenti discordanti. Carlo Casini, presidente del Comitato per la vita, è soddisfatto: «Aumentano le gravidanze, aumenta la percentuale di gravidanze per ciascun ciclo, aumenta il numero dei nati vivi ed anche le coppie che si rivolgono ai centri ed il numero dei cicli sono in sensibile aumento. Dov'è finito il presunto turismo procreativo? I dati resi noti oggi sono un conforto per chi ha sempre difeso la legge».
Il turismo della procreazione, ha spiegato anche Roccella, avviene principalmente per due motivi, ma questo in tutto il mondo, non solo in Italia: per cercare «deregulation», ossia «meno regole, che però significa anche meno garanzie», e per trovare «prezzi più convenienti». Ma l'Italia «non può andare dietro alla deregulation solo perché altri la applicano».
C'è un pendolarismo interno, invece, da regione a regione: sono molte le coppie che si spostano per esempio dalle regioni del nord verso la Lombardia. Ma i motivi possono essere i più diversi: in Toscana «per le donne sopra i quarant'anni» e oltre il terzo tentativo, ha spiegato il sottosegretario, il trattamento «diventa a pagamento». Quindi molte si rivolgono altrove.
Anche ieri è stata giornata di polemica sulla legge 40. Vittoria Franco, senatrice del Pd è tra le più critiche: «Il terzo Rapporto sulla Procreazione medicalmente assistita conferma solo un fatto: che la legge 40 è sbagliata», conferma. E si dice preoccupata dall'incidenza del numero dei parti trigemellari.


L'associazione Luca Coscioni chiede alla Corte di «prendere atto dei dati».

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