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Procreazione, An sceglie il non voto

La decisione presa da 80 deputati su 97 e da 40 senatori su 47. Ma Fini metterà nell’urna tre sì e un no

Procreazione, An sceglie il non voto

Francesca Angeli

da Roma

I centri di fecondazione assistita aprono le porte al pubblico per sostenere le ragioni del «sì» al referendum. Una ventina di laboratori, sparsi per l’Italia, dove si effettuano le tecniche di procreazione in vitro organizzano da ieri al 12 giugno visite guidate per permettere ai cittadini di farsi un’idea più chiara sull’argomento in vista della consultazione popolare. L’iniziativa è stata presentata a Milano dai Radicali promotori del referendum, Marco Cappato e Luca Coscioni e da cinque scienziati che insieme a Umberto Veronesi e Rita Levi Montalcini hanno lanciato il comitato per il sì alle modifiche alla legge 40. Tra i sostenitori del sì c’è anche l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti italiani (Uaar), che lancia una singolare iniziativa: «Via i crocifissi dai seggi elettorali, possono influenzare i votanti» , dicono. Tra i firmatari dell’appello on line l’astrofisica Margherita Hack, l’ex ministro Laura Balbo, il disegnatore Sergio Staino.
Ma se Gianfranco Fini ha deciso di votare tre «sì» e un no al referendum sulla fecondazione assistita Alleanza nazionale non lo seguirà. Il presidente di An nell’annunciare la sua decisione aveva precisato che si trattava di una questione di coscienza e dunque di una scelta personalissima sulla quale lasciava piena libertà a tutti gli esponenti del partito. Ed infatti il partito è andato dall’altra parte scegliendo per la stragrande maggioranza di astenersi. Tocca a Maurizio Gasparri annunciare che su 97 deputati 80 hanno deciso di non andare a votare il 12 e il 13 giugno. «Si tratta di una presa di posizione chiara e nettamente prevalente all’interno di An - dice Gasparri -. La libertà di coscienza è un principio sacrosanto ma è altrettanto sacrosanto e importante sottolineare la forza di questo appello all’astensione».
Al Senato la scelta dell’astensione è in percentuale ancora più evidente. «Ben 40 senatori di An sui 47 che compongono il gruppo a Palazzo Madama, non andranno a votare e si stanno mobilitando nei loro collegi, con un crescendo di iniziative, per convincere i cittadini a fare altrettanto», annuncia il senatore di An Riccardo Pedrizzi osservando che «nelle sue carte fondative An aveva assunto una posizione inequivocabile sulla bioetica, con riferimenti anche al magistero e alla dottrina sociale della Chiesa. Quindi noi, ora, siamo coerenti con quanto dicemmo a Fiuggi. È strana la posizione di Fini, non quella dei senatori di An».
E a proposito di astensione il Comitato Scienza & Vita torna a difendere la legittimità del non voto di fronte alla tesi del professor Michele Ainis, ordinario di Diritto pubblico. Ainis sostiene che chi ha funzioni pubbliche e dunque anche i sacerdoti e fa propaganda per l’astensione commetterebbe un reato punibile con la reclusione da tre mesi a sei anni, facendo riferimento sia all’articolo 51 della legge 352/70, sia all’articolo 98 del testo unico delle leggi elettorali per la Camera. Una tesi «giuridicamente non sostenibile» secondo il costituzionalista Marco Olivetti, componente del comitato Scienza & Vita. Ainis, ribatte Olivetti, «stravolge il significato letterale dell’articolo 98, nel quale si parla di induzione all’astensione ma in un contesto dal quale si comprende chiaramente che l’induzione deve consistere in un comportamento volto a coartare la libertà di voto dell’elettore». In sostanza, spiega Olivetti, il comportamento sanzionato dall’articolo 98 si riferisce a una situazione di minaccia tesa «a ledere la potestà di autodeterminazione dell’elettore» che nulla ha a che vedere con «la mera propaganda astensionista».
E intanto arrivano altre adesioni per l’astensione. Quella dell’azzurro Antonio Tajani, primo vicepresidente del Partito popolare europeo, che ha aderito al Comitato Scienza & Vita.

«L’astensione - sottolinea Tajani - non è un trucco, è un diritto, una libera scelta di chi intende difendere la legge 40».

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