Politica

La Procura vuol ricontare La Cassazione invece no

L’inchiesta della magistratura romana punta a esaminare le schede bianche e a sentire testimoni. La Consulta: la verifica è possibile

Claudia Passa

da Roma

Mentre a Diario si festeggia il tutto esaurito del dvd «Uccidete la democrazia», il pm capitolino Salvatore Vitello, che indaga sull’avventura cinematografica di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, punta dritto sulle schede elettorali delle elezioni politiche di aprile. Sulle schede bianche, per la precisione, che secondo la tesi del film sarebbero state trasformate in consensi per Forza Italia grazie all’azione di un programma informatico messo in opera al Viminale, il cui ex inquilino Beppe Pisanu ha già dato mandato ai suoi avvocati di procedere per le vie legali.
Assieme alla visione del film di Deaglio&Cremagnani, e alla lettura del libro «Il broglio» a firma di un anonimo «agente italiano», gli inquirenti hanno dunque intenzione di confrontare i dati sulle schede bianche comunicati dal ministero dell’Interno con quelli elaborati nei singoli seggi e trasmessi negli uffici centrali circoscrizionali costituiti presso le presso le Corti d’appello. Si chiama invece fuori la Cassazione, il cui presidente aggiunto Vincenzo Carbone precisa che la Suprema corte «non è a conoscenza del numero delle schede bianche o nulle, né dei voti validi riportati in ciascun seggio». Spiega Carbone che l’Ufficio elettorale centrale nazionale, costituito appunto presso la Cassazione, per l’elezione del Senato non ha alcun ruolo, mentre per quel che riguarda la Camera dei deputati «ha svolto i suoi compiti sulla base dei dati risultati dagli estratti dei verbali degli uffici centrali circoscrizionali». Estratti che «contengono solo il numero dei voti validi riportati da ciascuna lista nell’intera circoscrizione», dunque impediscono che la Corte possa essere a conoscenza dei dati sulle schede bianche e nulle, né tantomeno dei voti validi riportati in ciascun seggio. Per il presidente della Corte costituzionale, Franco Bile, invece «le norme che prevedono il controllo sulla regolarità delle operazioni elettorali ci sono».
Gli accertamenti dovrebbero partire già dalla prossima settimana. Nel frattempo si allarga la schiera degli aspiranti «testimoni d’accusa», e alla lista di quanti chiedono di essere ascoltati dai pm si aggiunge Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili e autore dell’esposto che ha portato all’apertura del fascicolo. Corbelli paventa addirittura che l’abile e anonima mano di un pirata informatico abbia potuto manipolare dall’esterno i dati delle schede bianche, all’insaputa del Viminale, finché a 24mila voti dal «traguardo» qualcuno «ha scoperto il broglio e ha fermato la truffa informatica giusto in tempo per non ribaltare il risultato delle elezioni». Dal canto suo il ricercatore Nando Pagnoncelli (presidente dell’associazione Assirm), ricordando come ad ogni elezione si riaccenda la polemica e lasciando ai magistrati il loro mestiere, chiede di poter conoscere i dati disaggregati di ogni singola sezione per analizzare e spiegare la diminuzione delle schede bianche rispetto al 2001.
Non resta che attendere l’esito degli accertamenti, che la Procura non esclude di estendere alle elaborazioni del software del Viminale (di cui si parla nel film) e sul presunto rallentamento nella diffusione dei dati nella notte tra il 9 e il 10 aprile. Ma è nello stesso Palazzo di giustizia capitolino che si fa notare come i dati diffusi nella notte dal ministero dell’Interno non abbiano alcun carattere di ufficialità per quanto riguarda la proclamazione degli eletti e il conteggio delle schede bianche.

Dunque, al di là dell’eventuale rilievo penale che potrebbe traballare, resta da capire come avrebbe potuto un programma informatico, seppur potentissimo, cambiare le sorti del Paese alterando dati che formalmente non valgono nulla.

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