Politica

Il procuratore: «Berlusconi fuori da ogni reato»

nostro inviato a Bari

Silvio Berlusconi? «Da quello che ho constatato, anche leggendo quanto pubblicato sui giornali, è di tutta evidenza che è assolutamente fuori da qualsiasi responsabilità penale». Ieri mattina il nuovo procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, parlando con i giornalisti taglia corto sulle rivelazioni del verbale di interrogatorio di Gianpaolo Tarantini, pubblicato sul Corriere della Sera, in cui l’imprenditore racconta le serate nella residenza del premier e il giro di ragazze portate a Roma per prender parte alle feste. Ragazze che in alcuni casi erano pagate da Tarantini, all’insaputa del presidente del Consiglio che pensava fossero amiche dell’imprenditore, sia solo per partecipare a cene e party che, in alcuni casi, per essere disponibili a prestazioni sessuali. È ancora e solo gossip, come di rimbalzo alle dichiarazioni del procuratore precisa anche l’avvocato di Berlusconi, il parlamentare Nicolò Ghedini. Quelle parole per il legale «dimostrano la totale estraneità del premier alle inchieste in corso». E le «reiterate pubblicazioni di materiale di indagine – prosegue Ghedini - assumono chiare connotazioni di straordinaria gravità essendo correlate soltanto non già a vicende penalmente rilevanti ma a fantasiose ricostruzioni di fatti privati, non solo senza che vi sia stato alcun accertamento, ma radicalmente smentite dagli ipotizzati protagonisti». Si sgonfia, per il momento, anche il «caso» dei tre parlamentari che sarebbero coinvolti nelle inchieste baresi sulla sanità, e che sarebbero stati citati dai magistrati convocati in prefettura (Marzano, Scelsi, Digeronimo, Nicastro e Rossi) per l’audizione con la commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia del Servizio sanitario nazionale. La smentita è duplice. La procura, sempre per bocca di Laudati, avverte di poter «escludere categoricamente» che i componenti della commissione «abbiano chiesto al pubblico ministero informazioni riservate sulle indagini». «Ho chiamato i miei sostituti – ha spiegato il procuratore capo - e ho chiesto loro informazioni. Mi hanno detto di non aver riferito nulla di questo genere». Anche alcuni dei membri dell’organismo parlamentare d’inchiesta, peraltro, ieri hanno negato che nel corso dell’audizione si sia parlato di nomi. Così la polemica di giornata è quella, di ritorno, evocata nella lettera che il presidente della giunta regionale pugliese Nichi Vendola scrisse al pm Desirèe Digeronimo, che indaga sull’ex assessore Tedesco e sugli intrecci tra affari e politica nella sanità della regione. In quella missiva, Vendola attaccava il magistrato (del caso si occuperà il Csm la prossima settimana), ma non era tenero nemmeno con la procura in generale, ipotizzando entrature di Tarantini con ambienti giudiziari. «Nella festosa scena abitata da questo imprenditore – scriveva Vendola – io, a differenza persino di alcuni magistrati, non ho mai messo piede». E ora quel riferimento prende corpo nella richiesta di astensione a trattare procedimenti a carico di Tarantini da parte di due donne giudici per le indagini preliminari del tribunale di Bari. Le due gip, infatti, sarebbero legate a Tarantini da rapporti di frequentazione.

I due giudici per le indagini preliminari avrebbero chiesto di astenersi, prima l’una poi l’altra, nel trattare fascicoli a carico di Tarantini già in fase di autorizzazione delle intercettazioni telefoniche e ambientali disposte dal pm Giuseppe Scelsi.

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