Politica

Il procuratore Papalia: i campi rom di Verona una fabbrica di reati

L’ex consulente del Comune Roberto Lizziero, incastrato dalle registrazioni, si difende: nessuna allusione

da Milano
L’indagine sui campi rom lambisce in modo imbarazzante le istituzioni veronesi e l’opposizione alza la voce contro la maggioranza di centrosinistra. Dunque il Procuratore della repubblica Guido Papalia è attento a dosare i giudizi, vuole evitare che le sue parole diventino scintille, ma infine riassume il lavoro compiuto finora con una battuta: «Abbiamo individuato reati gravissimi».
I due campi rom erano erano diventati altrettante centrali criminali?
«In effetti abbiamo scoperto che nelle aree in questione avvenivano turpi traffici di minori e spaccio di droga. Inoltre, si pagavano tangenti».
Il gip Enrico Sandrini parla anche «della copertura offerta alle attività delinquenziali da soggetti istituzionalmente preposti alla gestione dei campi stessi».
«Secondo noi, i due operatori finiti nella retata prendevano mazzette per agevolare l’ingresso delle famiglie rom nei campi».
I due sono stati scarcerati. Una sconfitta della Procura?
«Non credo. Semmai sono venute meno le esigenze cautelari: hanno lasciato l’incarico».
La politica di integrazione verso i rom da parte del Comune di Verona è fallita?
«Io non do giudizi generali, non traggo conclusioni dai comportamenti di singole persone e dico che è giusto andare avanti sulla strada del dialogo e dell’aiuto. Osservo però che nei campi sono stati commessi gravissimi abusi. E i dipendenti degli enti hanno tradito due volte: perché si sono macchiati di reati molto pesanti e perchè avevano il compito di sorvegliare, di controllare per conto del Comune».
Come mai i pedofili venivano proprio a Boscomantico?
«Ciascuno degli arrestati arrivava a Boscomantico per i fatti suoi, non c’era un’organizzazione centrale. Forse c’era un passaparola nell’ambiente del vizio, qualcuno invece adescava direttamente i minori ai semafori. Certo, poi abbiamo intercettato alcuni genitori che aizzavano i loro figli a stare al gioco».
Fra i presunti pedofili c’è un ex consulente dell’assessorato ai servizi sociali, Roberto Lizziero, già condannato per pedofilia. Sorprendente?
«È una constatazione che fa male. Molto male».
In realtà, gran parte degli imputati aveva precedenti specifici.
«Cascano le braccia, lo so. Ma questa è la realtà».
I rimedi?
«La sua domanda dev’essere girata al legislatore perché intervenga in qualche modo a controllare, anzi a monitorare i pedofili nel tempo. Forse, si dovrebbe studiare una qualche misura di sicurezza, per impedire loro, anche dopo avere scontato la condanna, il contatto con i minori. Insomma, dovrebbe essere pensata dal legislatore una sorta di barriera, a protezione dei più piccoli. Oggi sul punto c’è un vuoto normativo».
A Lizziero era stato dato addirittura un incarico nell’ambito del Progetto Nomadi.
«Il contrario di quel che andava fatto. E poi noi quell’incarico non l’abbiamo trovato, negli atti dell’assessorato».
La sua era una consulenza fantasma?
«Lizziero era un abusivo e questo è ancora più grave. A che titolo frequentava i campi?».
Come proseguirà l’indagine?
«Ricostruiremo nei dettagli tutto quel che è avvenuto nei due campi. Svilupperemo tutto l’imponente materiale probatorio raccolto. Sia chiaro, noi non faremo sconti a nessuno».
Dottor Papalia, la Lega la considera un nemico.
«Noi perseguiamo i reati, da qualunque parte vengano. Il resto è polemica che non mi riguarda.

E a cui non intendo rispondere».

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