Politica

Prodi apre all’opposizione: «Legge elettorale condivisa»

Il premier: «Basta riforme fatte dalla maggioranza a danno della minoranza». Applauso da Mastella: «No al metodo di Erode»

da Roma

È un terreno accidentato, quello della legge elettorale. Una materia che giorno dopo giorno va facendosi sempre più aspra, costellata di veti contrapposti e ricette dissonanti. Questa volta a porre condizioni è colui che, finora, ha spinto più di altri per procedere alla modifica del sistema elettorale. «Il percorso per arrivare alla nuova legge elettorale? Condiviso o niente» dice il presidente del Consiglio, Romano Prodi. «Il problema è semplice: basta, basta, basta riforme fatte dalla maggioranza a danno della minoranza. Ne abbiamo già avute abbastanza».
Il ragionamento del premier incassa, immediato, l’apprezzamento di Clemente Mastella che gradisce il riferimento al metodo condiviso. «Il consenso - spiega il Guardasigilli - bisogna ricercarlo a tutti i costi, provare e riprovare, come diceva Bacone». L’importante però, è che si dica «basta a riforme alla Erode, fatte per eliminare nella culla con un infanticidio politico tutte le minoranze». Una minaccia che arriva anche dalla proposta di adottare il sistema tedesco, proporzionale con sbarramento al 5%, come vorrebbe Pier Ferdinando Casini. «Io non parlo tedesco - ironizza Mastella - e quindi è difficile convenire su una cosa sulla quale c’è bisogno della traduzione. Dipende da come si traduce sul sistema italiano. Io comunque preferisco il sistema spagnolo. A Casini direi che prima deve esserci una intesa politica perché i meccanismi elettorali di per sé non producono nulla di buono». Una ipotesi, quella di possibili scomposizioni e ricomposizioni degli attuali schieramenti, tutt’altro che irrealistica, secondo Mastella. «C’è indubbiamente una politica in movimento, credo sia difficile resti così com’è».
Pier Ferdinando Casini, per il momento, si limita a sventolare una volta di più la sua bandiera: quella del sistema tedesco, ovvero un proporzionale con sbarramento al 5%. Ma aggiunge: «Se devo essere sincero vedo soprattutto una grande confusione, i pasticci che sta facendo il ministro Chiti mettendo in giro troppe ipotesi. Se il governo scende in campo su questi temi quasi mai agevola una soluzione». Per Forza Italia è, invece, Giulio Tremonti a prendere la parola. «Il modello elettorale non si importa come un’auto, spero che Prodi faciliti e non complichi la trattativa in proposito. Comunque prima si fa la legge elettorale e meglio è, e poi bisogna andare subito al voto».
Il dibattito si scalda, però, quando il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, ricorre a termini forti per criticare la legge elettorale attuale e gli autori della stessa. «Sapete chi è lo stupido?» dice. «È quello che danneggiando gli altri, danneggia ancora di più se stesso: chi ha fatto la legge elettorale appartiene a questa categoria. Questa legge ha mandato a casa chi l’aveva fatta e ha detto all’elettore: ti evito il problema di scegliere i parlamentari, tu scegli l’uomo della provvidenza, io metto i miei pupazzetti». Le proteste da parte del centrodestra scattano immediate, con molte richieste di dimissioni indirizzate al ministro. Sullo sfondo Giannni Alemanno si incarica di dettare la linea di An.

«Se non ci sarà un accordo rapido, entro fine marzo, noi abbiamo già la soluzione di riserva: andare a raccogliere firme per il referendum sulla legge elettorale».

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