Gianandrea Zagato
Nove fogli dattiloscritti per far sapere che larea metropolitana è cosa buona e giusta. Valutazione spalmata su centottantanove righe lette in una ventina di minuti. Applausi, scappellamento e Filippo Penati gode soddisfatto: la sua idea di una nuova governance per Milano riscuote successo. Tutto bene, tranne che per un dettaglio: il premier Romano Prodi non è affatto daccordo con Penati, anzi di area metropolitana non ne vuole sentire parlare.
«Non accetterò mai un altro livello di governo in più» sbotta il presidente del Consiglio. Pausa. «Basta». Pausa. «Come si fa a fare unarea metropolitana che non tocchi Monza, che non vada oltre Lecco e Varese?». Linquilino di Palazzo Isimbardi strabuzza gli occhi, quasi quasi non ci crede: il suo progetto che vagheggia da due e più anni viene gettato nel cestino della carta straccia dal Governo di centrosinistra.
Ma per Penati cè, purtroppo, ancora unesternazione di troppo: «Si scioglie la Provincia di Milano, poi si forma quella di Monza e, allora, dove andiamo? Cosa facciamo?». Domandine di chi considera larea metropolitana «unidea, un fantasma ma pure un alibi», mentre «cè lUnione europea, cè il governo nazionale, quello regionale, provinciale e comunale» ovvero «cosa togliamo di questi, come ridistribuiamo le competenze».
La platea applaude. Penati stretto tra Letizia Moratti, sindaco di Milano, e Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, si confida allorecchio del primo cittadino. Le telecamere impietose rimandano limmagine sugli schermi sparsi in via Vivaio. E nel giro di nemmeno dieci minuti le pagine del taccuino del cronista si riempiono di note e parole del centrodestra: «Prodi ha chiesto a Penati di uscire dal dibattito sulla città metropolitana a mani alzate» (Bruno Dapei, capogruppo provinciale di Forza Italia); «Metà del mandato del presidente della Provincia è stato speso in uninnovazione che viene affossata dal Professore» (Giovanni De Nicola, capogruppo provinciale di An); «Il pollo di Renzo si chiama Filippo Penati. Ora che pure Prodi ha bocciato lipotesi penatiana, lobiettivo rimane quello di migliorare servizi e qualità di vita dei cittadini» (Luigi Baruffi, segretario regionale Udc).
E se Max Bruschi (Fi) parla di «vicenda comica, se non ci fossero di mezzo i 200mila euro sborsati per allestire la kermesse prodiana», Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano, annota che «Prodi parla di un progetto che non si identifica con quello di Penati» ossia «cambia i connotati del piano alla Penati che, in questi mesi, il presidente della Provincia ha portato avanti da solo».
Già, una vera e propria Caporetto in salsa ambrosiana per lex sindaco dellex Stalingrado dItalia che abbozza e affida a un comunicato stampa la sua replica: «Questarea di 7,5 milioni di abitanti è una realtà. La politica deve prenderne atto e agire di conseguenza: lapplicazione del titolo V con nuove competenze alla Lombardia non basta come da sola non basta larea metropolitana». Risultato? «Bisogna creare un sistema di governance, di authority per funzioni specifiche come ricerca o traffico che abbia la possibilità di agire su scala urbana». Come dire: schiaffeggiato da Prodi, Penati rilancia unidea che però non è certo farina del suo sacco né cosa fresca.
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