Ecco qua: noi italiani siamo «gente allergica alle leggi». Parola di Romano Prodi. Avete capito bene, proprio lui, il nostro ex premier. E se lo dice il Professore che ci ha governato per quattro anni in due tornate diverse (1996-1998 e 2006-2008)... La colpa, ça va sans dire, è tutta di Berlusconi. E qui non c’è nulla di nuovo. Ciò che più conta invece è il vezzo, il costume, l’abitudine, quasi un mantra tipico dell’italiano in trasferta oltreconfine: sparlare del proprio Paese, descriverlo come un girone infernale, la terra del malaffare, la patria del Male.
Intervistato da Stern nell’ultima pagina solitamente riservata agli ex personaggi famosi (non proprio una vetrina lusinghiera), il fondatore dell’Ulivo non ha resistito alla tentazione di descrivere l’Italia come il regno della confusione. E «in questa confusione - ha sentenziato - nessuno vuole le elezioni». Subito dopo però si è corretto, cogliendo al volo l’occasione per rincarare la dose di melma da rovesciare sullo Stivale: le elezioni «potrebbero esserci in qualsiasi momento, non per strategia, ma come conseguenza del caos».
Che il nostro Paese non scoppi di salute è fatto evidente non solo in Germania. Tuttavia le considerazioni di natura politica il Professore ha preferito riservarle alla conferenza tenuta ieri all’Istituto universitario europeo di Fiesole. Sempre con il sottinteso che quando c’era lui andava tutto molto meglio, ha detto che «l’Italia non ha una politica mediterranea», che «a Napoli le primarie si possono fare anche bene», che «Berlusconi doveva dimettersi dieci anni fa».
A Berlino, invece, nessuna analisi di contenuto politico. Il bersaglio eravamo direttamente noi italiani, probabilmente colpevoli di aver voltato le spalle alla sinistra alle ultime elezioni, quelle sì indette a causa della sua impossibilità a governare. «Berlusconi incarna tutti coloro che parcheggiano in seconda fila», ha flautato Prodi. E «in Italia sono la maggioranza. Questa gente - ha sottolineato con malcelato disprezzo - è allergica alle leggi». Ecco qua il nostro identikit: viviamo nel caos, siamo dei parcheggiatori abituali in seconda fila, una razza allergica alle leggi.
Smarrito il garbo e la pacatezza abituali, anche Prodi ha indossato i panni del provinciale all’estero. Che, oltre che da navigati politici, è il ruolo preferito appena varcata la frontiera anche da affermati intellettuali e da imprenditori ben piazzati nel Belpaese, magari con residenza e cittadinanza di riserva in Svizzera. Coccolati da qualche università, invitati a tenere qualche lectio magistralis, lusingati da qualche giornale radical chic, non esitano a sfogarsi contro la povera Italia e i suoi abitanti. Prima del Professore, l’aveva fatto lo scrittore Antonio Tabucchi di cui sono noti i ripetuti strali lanciati da Parigi contro le istituzioni italiane. Poi è arrivata la lezioncina schizzinosa di De Benedetti in trasferta a Oxford per una conferenza di alto profilo scientifico, ma da dove ha calato i suoi siluri contro l’eterno rivale indovinate chi.
Adesso si è aggiunto l’ex premier Romano Prodi.
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