Politica

Ma Prodi che ci faceva con Abete?

Che tempestività. L'appello che alcuni illustri amici hanno indirizzato a Prodi, chiedendogli che gli esponenti del centrosinistra si attengano a un rigoroso codice di comportamento, non poteva cadere in un momento più opportuno. Le intercettazioni riguardanti la scalata di Unipol alla Banca Nazionale del Lavoro hanno infatti portato allo scoperto, proprio nell'Unione prodiana, comportamenti che nessun codice di lealtà e trasparenza civica consentirebbe. Nel fiume di parole che sono state trascritte e messe agli atti, alcuni nomi e cognomi ricorrono con una frequenza che è significativa e che, se volessimo attenerci alla imperversante tecnica del sospetto, definiremmo inquietante.
È logico che Giovanni Consorte, presidente di Unipol e dunque protagonista della grande manovra finanziaria, sia di continuo citato. Rispetta il suo ruolo, e la vicinanza ideologica allo schieramento rosso non deve impedirgli, se ha le carte in regola e i quattrini in cassa, di raggiungere lo scopo che si propone. Nulla da obbiettare da parte nostra. Ma Fassino, a quale titolo è un interlocutore privilegiato e ascoltato - quasi un precettore - dell'arrampicatore Consorte? E Prodi, il professore, perché incombe sulla scena e perché ha ricevuto, durante la bagarre bancaria, il presidente della Bnl Luigi Abete? E il governatore del Lazio Marrazzo, che fu in televisione un fustigatore dei costumi e un critico acerrimo dei legami pericolosi e dei contatti tra economia e politica, come mai si proclama fiero d'essere amico di Consorte? Cosa ha mai fatto, costui, per meritare da Marrazzo tanto riconoscimento? L'aspetto stravagante - per usare un eufemismo - della faccenda è che gli estroversi colloquianti con Consorte sono spesso e volentieri gli stessi soggetti che contro Silvio Berlusconi hanno scatenato una furibonda offensiva politica e mediatica per qualche indiretta citazione in altre intercettazioni e per un presunto coinvolgimento nella scalata alla Rcs, ossia al Corriere. Berlusconi ha smentito ogni suo interessamento a Rcs. Può farlo, decentemente, Fassino per la scalata di Unipol a Bnl? Oppure l'interessamento - presunto - conta solo se concerne il Corriere della Sera, e non altre aziende ed enti?
Ma Fassino e Prodi, si obbietterà, sono all'opposizione, Berlusconi è premier. Già, ma Berlusconi viene messo sulla graticola per atti e detti risalenti a quando non era nemmeno in politica. Prodi e Fassino lo sono, e aspirano a governare. O no? I cinque saggi che dal centrosinistra invocano la svolta morale hanno avuto finora l'ascolto immorale. Per il centrosinistra le intercettazioni si sono rivelate un'arma a doppio taglio, viene da lontano l'adagio secondo cui chi di spada ferisce di spada perisce.
Non è che le intercettazioni siano un metodo d'indagine dal quale il comune cittadino possa essere rassicurato. Politici e mezzi d'informazione - noi tra questi - hanno criticato il dilagare e l'imperversare dello spionaggio telefonico con il placet della magistratura. Confesso che ho provato io pure disagio per le intercettazioni: ma ho anche ritenuto, personalmente, che l'affiorare di tanto fango nascosto, di tanti maneggi loschi, o semplicemente di tanta volgarità pecoreccia in ambienti cosiddetti altolocati possa avere un effetto benefico, o almeno ammonitore.

Rimanendo chiaro e forte che d'ora innanzi la sola pronuncia, a sinistra, di espressioni come «svolta etica» e «questione morale» susciterà ilarità.

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