Di male in peggio. Se fino a qualche giorno fa si avevano dubbi sulla situazione debitoria del Lazio, a oggi, con la diffida formale da parte del premier Romano Prodi al governatore Piero Marrazzo per ottemperare - tempo quindici giorni - al dettato del piano di rientro, viene sgomberato il campo da ogni dubbio: i conti della sanità toccando i 4 miliardi complessivi di debito sono fuori controllo.
È partito così il conto alla rovescia per il commissariamento dellassessorato alla Sanità come stabilito dalla Finanziaria. Dopodiché a occuparsi della gestione politica sanitaria sarà un supertecnico, il commissario ad acta per lappunto, nominato dal ministero del Tesoro che si prenderà in carico lapplicazione dell'intero progetto per il ripiano del deficit fino al 2010.
Cosa ci può essere di peggio? Questo: «Se a dicembre la Regione non coprirà il nuovo debito acceso con Monte Paschi di Siena per 800 milioni di euro necessario a fare fronte ai crediti del 2006 avanzati dai fornitori sanitari - rivela il senatore Andrea Augello (An) - ci sarà da pagare sulla cifra l'11 per cento di interessi: 8 milioni di euro al mese fino alla copertura. Quando le casse regionali sono vuote». E ad approfondire i dettagli dellammanco di cassa è il capogruppo regionale dei Socialisti riformisti Donato Robilotta che accusa: «Il Tesoro ha scoperto un ulteriore disavanzo, oltre ai 4 miliardi di debito, ecco perché la presidenza del consiglio ha inviato la diffida. Si annida nei bilanci dellazienda San Giovanni e conta altri 200 milioni di euro». Vale a dire che il contenzioso debitorio è ancora in divenire.
Ma a fronte di questo c'è pure chi si sgancia dal jaccuse politico e chiede responsabilità. «È necessario che appurato il disagio finanziario non si produca la riduzione di servizi e qualità dellassistenza, mentre - chiosa il senatore Cesare Cursi (An) - bisogna risolvere le cause del disavanzo con un percorso condiviso che eviti il commissariamento». Eppure il commissariamento, per il capogruppo di Forza Italia Alfredo Pallone, è «la bocciatura del governo Prodi alla giunta Marrazzo perché il significato della diffida è inconfutabile». Arrivano preoccupazioni dal vicepresidente della commissione Sanità Stefano De Lillo che dice «no a nuove tasse, piuttosto bisogna fare chiarezza sugli interventi da adottare».
E Battaglia? Formalmente dà al governo la loro piena disponibilità a ottemperare a quanto prescritto da Prodi nella lettera inoltrata ieri al governatore. «Tanto più - dice Battaglia in una nota congiunta con il collega del Bilancio Luigi Nieri - che nei giorni scorsi, nel serrato confronto con i funzionari del Tesoro e della Salute abbiamo fornito documentazione e chiarimenti che hanno avvicinato significativamente le diverse valutazioni. Lulteriore verifica dei nostri conteggi ci dice che siamo in grado di centrare gli obiettivi posti dal Piano di rientro». Ottimismo di facciata a parte, da «radio Pisana» si viene a sapere che Marrazzo starebbe per chiedere al governo la proroga di un mese e mezzo, sulla scadenza dei 15 giorni, per rimettere mano al piano di rientro.
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