Prodi e D’Alema La procura non vuol indagare

Gentile Direttore, ancora una volta le chiedo ospitalità come Presidente della Commissione Mitrokhin anche perché gli spazi di informazione su questa vicenda sono esigui. Ieri è stata una giornata istruttiva e importante e se permette vorrei raccontarla ai nostri lettori. Quando sono andato al tavolo da lavoro ho visto che alle 9,02 un'agenzia di stampa batteva una notizia che mi riguardava: i sostituti procuratori Franco Ionta e Giuseppe De Falco avevano chiesto l'archiviazione del procedimento da me avviato il 20 dicembre scorso, quando ho consegnato personalmente al Procuratore capo di Roma, dottor Giovanni Ferrara (persona peraltro gentilissima) il mio atto d'accusa: un esposto denuncia composto di 80 pagine, frutto del lavoro competente, magistrale e asciutto del Consigliere Agostino Cordova, un magistrato senza macchia e senza paura che non si è mai legato alla politica e che ha applicato la legge senza guardare in faccia nessuno e che per questa sua scomoda caratteristica fu estromesso dalla Procura di Napoli e per la stessa caratteristica fu da me pregato di collaborare alla parte finale dei lavori della Commissione Mitrokhin.
La qualità del documento d'accusa di Cordova è stato un vero pugno nello stomaco per l'opposizione (una opposizione alla verità ai limiti dell'eroismo) che ha dato forti segnali di nervosismo. Vede, signor Direttore, come lei ricorderà fin dall'inizio di questa vicenda i momenti di rabbia e frustrazione dei nemici della verità si sono tradotti sempre in aggressioni nei miei confronti: ho impiegato un po' di tempo per capire come funzionava un astuto e programmato gioco di provocazioni, attacchi molto personali, insinuazioni, modesti esercizi di sarcasmo giornalistico, e all'inizio, essendo un galantuomo, mi indignavo e cercavo di capire, spiegare, convincere. Questo accadde in particolare quando fu ordita nei miei confronti una vera operazione giornalistica nel tentativo di costringermi alle dimissioni da Presidente, e da allora ho imparato man mano come si sta a questo tavolo e ho smesso di sorprendermi, ma non di indignarmi.
Tornando alla giornata di ieri, devo dire che è stata una giornata del tutto speciale: il mio esposto denuncia con tutti i reati ipotizzabili per i comportamento di Dini, Prodi e D'Alema, dei direttori del Sismi e altri, giaceva in Procura dal 20 dicembre.
Una legge del 1989 stabilisce che cosa una Procura debba fare quando riceve un esposto o una denuncia o una querela che accusi un Presidente del Consiglio o un ministro. Nel mio caso avevo documentato ipotesi di reato per ben tre ex presidenti del Consiglio, temo che sia un record. E ciò che una Procura deve fare in questi casi è esattamente niente: l'articolo 6 della legge del 16 gennaio numero 1, infatti, modifica parzialmente la Costituzione perché toglie qualsiasi potere alle Procure quando ci siano di mezzo ministri o primi ministri. La Procura ha un solo dovere: liberarsi del documento d'accusa entro 15 giorni inviando tutto all'unico tribunale competente, che è il Tribunale dei ministri. È un atto dovuto: va fatto e basta.
Questa la premessa per capire che cosa è successo ieri a piazzale Clodio. L'evento è stato l'arrivo di esponenti della Lega delle Cooperative che sono andati dallo stesso Procuratore che mi aveva ricevuto cinque giorni prima di Natale, per presentare querela contro Silvio Berlusconi. Dei legami fra cooperative e camorra parleremo in un altro momento. Ieri i querelanti non erano neanche arrivati alla stazione dei taxi di Piazzale Clodio per tornarsene a casa, che il nome di Silvio Berlusconi era già stato iscritto nel registro degli indagati e la sua posizione inviata al Tribunale dei ministri. Un record da primato.
Ma prima di compiere questo atto dovuto di categoria olimpica, veniva affidato dalla Procura un comunicato alle agenzie di stampa in cui si dava la straordinaria notizia di due sostituti procuratori che avevano deciso di «chiedere l'archiviazione» della mia denuncia, vecchia di quasi due mesi. Chiedere l'archiviazione, come si capisce, non vuol dire archiviare: vuol dire chiedere. Ma fa un grand’effetto.
Quindi, a ruota, veniva fatta conoscere la nuova posizione di Berlusconi come persona indagata, ma evitando accuratamente di dire che anche Dini, Prodi e D'Alema erano nel registro degli indagati per atto dovuto e la loro posizione trasmessa al Tribunale dei ministri.
Si può credere ad una tale coincidenza straordinaria di eventi? La simulazione di una archiviazione (da presentare come una sconfitta della Commissione Mitrokhin) contro una vera iscrizione di Berlusconi nel registro degli indagati? Quale straordinaria differenza di pesi e misure.

E che cosa ne è dell'obbligo imposto dalla legge di trasmettere le pratiche entro 15 giorni? Signor direttore, la cosa importante è che il nostro lavoro, il lavoro di chi ha cercato e trovato pezzi della verità mancante, è stato premiato giorno dopo giorno e che fra poco sarà possibile far sapere al Parlamento e agli italiani per quale motivo, fra il 1995 e il 1998, fu compiuta in Italia una operazione illegale senza precedenti, che per la sua accuratezza, per il dispendio di energie e mezzi, per l'ampiezza delle complicità non poteva che avere l'obiettivo di coprire una indecenza di proporzioni colossali. Di questo parleremo fra qualche tempo. La ringrazio, come sempre, dell'ospitalità.
*Presidente della Commissione d'inchiesta

sul dossier Mitrokhin

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