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Prodi esulta: soldati disarmati per controllare i confini siriani

Il premier annuncia con soddisfazione che Assad ha accettato la sua proposta: militari senza fucili e senza divisa per fermare il traffico di armi in Libano. Ma Damasco lo smentisce: «No alle guardie di frontiera»

Alessandro M. Caprettini

da Roma

«Non aumentiamo le truppe, non veniamo via». Davanti al riemergere delle proteste della sinistra radicale dopo gli avvenimenti afghani, Romano Prodi - dalla Fiera del Levante a Bari - torna a ripetere il refrain dell’esecutivo. Nessun ritiro, ma neanche nessun ascolto alle pressanti richieste Nato di nuove truppe e mezzi da destinare al Sud del paese, dove soprattutto i militari britannici, canadesi e olandesi sono impegnati in duri combattimenti con i talebani.
Ma Prodi non si limita al doppio «no» sull’Afghanistan. Dal suo cappello a cilindro esce una nuova sorpresa che già fa discutere e non solo nel nostro paese. Annuncia infatti di aver strappato un sì al presidente Assad per un pattugliamento delle frontiere tra Siria e Libano, là dove si è ormai abbastanza certi che sia ripreso in grande stile il traffico d’armi in direzione degli Hezbollah. Solo che il pattugliamento, «per rispetto della sovranità siriana», sarà effettuati sì da militari Unifil, ma senza armi e senza uniformi. Una sorta di guardie confinarie disarmate su quello che è un terreno potenzialmente pericolosissimo, visto che in questi giorni sarebbero ripresi i traffici per riarmare i guerriglieri legati all’Iran dopo la lunga battaglia con le forze israeliane.
Rivela comunque Prodi che la «svolta» si è avuta dopo un paziente tessitura della tela diplomatica con Damasco, e dopo il via libera di Solana e del segretario generale dell’Onu Kofi Annan. Annuncia che l’ultimo sì è stato proprio quello di Assad che l’altro giorno ha annunciato anche l’intenzione del suo governo di stanziare 500 uomini in più di quelli già dislocati sui confini proprio per evitare la ripresa in grande stile del traffico d’armi. Ai militari di Damasco, Prodi annuncia si aggiungeranno «guardie di frontiera europee, non armate ma dotate di strumenti di controllo per sbarrare il flusso di armi diretto nel sud del Libano a Hezbollah».
Secondo il premier si tratta di un «contributo determinante» alla riuscita della missione internazionale in Libano su mandato Onu. E ad Assad il presidente del Consiglio riserva speciali ringraziamenti visto che il via libera, a suo dire, indica «una forte disponibilità di Damasco a collaborare con la comunità internazionale», diversamente da quanto era apparso nei mesi precedenti, e rappresenta «un passo avanti di radicale importanza che ci porta ad essere più speranzosi». Prodi aggiunge che «i nostri esperti sono già al lavoro per i dettagli operativi».
Ma in serata arriva la doccia fredda: l’agenzia ufficiale siriana Sana smentisce Prodi annunciando che Damasco non accetta il dispiegamento di soldati stranieri al confine tra Libano e Siria. «Non sono vere - scrive la Sana -, le notizie di stampa secondo le quali la Siria ha accettato le guardie europee di confine per controllare la frontiera col Libano».
Mentre da Gerusalemme la radio israeliana - che ammette il sì «in linea di principio» di Assad di schierare osservatori disarmati - rimbalza intanto la notizia secondo cui gli Stati Uniti vorrebbero che fossero soldati tedeschi a presenziare sul difficile confine, ma che ancora nessun accordo è stato raggiunto tra Washington e Berlino, mentre si è sempre in attesa di ricevere un via libera anche da Beirut.
Prodi pare comunque sicuro di aver trovato la chiave di volta per una riuscita della missione Onu in Libano: fosse approvata l’idea delle guardie di frontiera Ue, ha tenuto a dire, «si renderebbe più sicura la missione Unifil e si garantirebbe ulteriore sicurezza ad Israele». Qualche perplessità però non manca. Non solo in Italia sono in parecchi ad interrogarsi sulla valenza di truppe Unifil disarmate che potrebbero trovarsi alle prese con Hezbollah già armati fino ai denti decisissimi a ingrassare i propri arsenali che la guerra con gli israeliani ha parzialmente svuotato. Quanto può poi valere la disponibilità siriana, dato che fino a pochi giorni fa da Damasco partivano segnali di tutt’altro tipo? Un certo scetticismo, insomma, non manca. A farsene interprete a Roma, l’azzurro Fabrizio Cicchitto il quale sottolinea come, «a fronte di un riarmo in corso da parte degli Hezbollah non si capisce bene quali saranno le capacità di deterrenza e d’intervento di guardie di frontiera europee senza armi e senza uniformi. Com’è noto - continua Cicchitto - la risoluzione 1701 prevede tra l’altro di impedire l’affluenza di armi che, secondo l’intesa Assad-Prodi, dovrebbe essere effettuata non dalla missione, non dall’esercito libanese, ma da un surrogate di guardie giurate, per di più in borghese.

Francamente, sembra una presa in giro».

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