«A Prodi la par condicio piace solo se lo favorisce»

La Rai ha già dato l’altolà alle richieste del leader dell’Unione: leggi stabilite dalle Camere

Gianni Pennacchi

da Roma

Che Romano Prodi abbia paura di confrontarsi in tv con Silvio Berlusconi? A questo sospetto, che serpeggia in verità da quando il leader dell’Unione ha preso ad invocare «regole certe» per i due faccia a faccia sull’emittenza pubblica, poi la cancellazione della conferenza stampa finale del presidente del Consiglio, infine il dispetto con cui ha rimproverato che «le date non le fissa la Rai», a questo sospetto dicevamo, dà ora corpo e sostanza Palazzo Chigi denunciando che «Prodi e i suoi si stanno arrampicando sugli specchi per evitare i confronti in tv».
Ancora l’altro ieri, nella manifestazione d’apertura della campagna elettorale, Prodi è tornato a ribadire le sue obiezioni, pur senza indicare l’autorità che dovrebbe fissare le «regole certe», e nonostante la Rai si sia già affrettata a precisare che le date «devono essere concordate». Provvede dunque Berlusconi ad accontentar Prodi, nonostante la legge sulla par condicio sia osannata dallo sfidante e vituperata dal premier, e nonostante il regolamento già fissato dalla Commissione di vigilanza parlamentare. Tale risposta è affidata al sottosegretario e portavoce Paolo Bonaiuti, e la conclusione è un sì al pacchetto aggiuntivo di regole americane. Come dire che Berlusconi non teme affatto un duello alla Bush e Kerry, anzi, e vediamo ora che s’inventa Prodi.
La nota diffusa ieri ha toni pacati ma puntigliosi. Bonaiuti scrive che «lo stridio di tutte queste unghie sui vetri» induce ad alcune precisazioni. Ecco la prima: «La Commissione di vigilanza, ovvero il Parlamento, ha votato democraticamente, a maggioranza, un regolamento che applica la par condicio, tanto amata e tanto lodata dalla sinistra. Il regolamento fissa, tra l'altro, due incontri tra i capi delle coalizioni sul servizio pubblico, ovvero su Rai 1. Ma a Prodi piace la legge e non il regolamento che lo costringe a incontrare due volte Berlusconi. Perciò dice che non gli vanno le regole Rai e riceve la giusta risposta del presidente Petruccioli: “Non abbiamo fatto nulla di più o di meno di ciò che il Parlamento ci ha chiesto”. Il Parlamento, non la Rai, ha stabilito le regole che Prodi e i suoi non intendono rispettare». 2° punto: «Prodi e i suoi pongono come condizione al confronto tv che venga eliminata la conferenza stampa del presidente del Consiglio. Chiediamo: che c'entra una conferenza stampa per i giornalisti con i due confronti tra i due leader? In tutti è sorto e cresce sempre più il dubbio che questo sia solo un pretesto».
Infine la conclusione: «Prodi e i suoi propongono il pacchetto di norme usato per i confronti tra Bush e Kerry. Da un lato dobbiamo seguire le regole strettissime, ferree e plumbee della par condicio, per cui se Prodi non va in una radio o in una tv non ci può andare neanche il presidente del Consiglio; dall'altro, ci vengono fatte balenare le regole liberali e liberiste del Paese dove le campagne elettorali si combattono senza alcun limite e sotto il segno dell'assoluta libertà di spot.

Benissimo, quindi, le norme americane le possiamo aggiungere a quelle già esistenti. Ma resta forte l'impressione che per questa sinistra, che tanto grida al rispetto delle regole, le regole vanno bene soltanto quando sono a suo favore».

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