Prodi: via lo scalone. Ed è rissa

Il premier: "Abolirlo è un dovere, no alla pensione a 60 anni dal 2008". I sindacati esultano, poi una nota del governo corregge il tiro. Lo strappo di Rutelli: "E' solo un'ipocrisia. I giovani protestino". E Dini minaccia: "Io voto no". Il Polo contro il Prof: "Ora va fermato"

Prodi: via lo scalone. Ed è rissa

Roma - «Abolire lo scalone è doveroso, troveremo le risorse per farlo». Romano Prodi si presenta in tivù, interrompendo una riunione coi suoi ministri sulle pensioni, per annunciare che il governo intende accelerare il negoziato previdenziale. «Non è giusto che, in un minuto, tre classi insieme non possano andare in pensione. Le risorse - aggiunge il premier - le troveremo con risparmi nella pubblica amministrazione». Lo scalone, ha precisato immediatamente Palazzo Chigi nel tentativo di evitare che scoppiasse il bailamme, sarà abolito istituendo «un percorso con norme più graduali ed eque: non ci saranno così passaggi bruschi». Una precisazione che profuma fin troppo di retromarcia.
Né Prodi né i suoi collaboratori dicono, in realtà, come sarà superato lo scalone, se con il lodo Damiano (58 anni d’età e incentivi per restare al lavoro) o con altre proposte. «Le diversità ci sono - ammette il premier -: io ho consultato tutti, continuerò a farlo, ma alla fine prendo la decisione. Non ho paura del futuro». Il presidente del Consiglio, spiega poi il ministro per i Rapporti col Parlamento Giulio Santagata, si riferisce al programma dell’Unione, che definisce iniquo lo scalone. «Allo stesso tempo - aggiunge Santagata - il programma definisce fisiologico l’allungamento graduale della vita lavorativa: all’interno di questi due paletti, il governo lavora per una soluzione equa, condivisa e sostenibile dal punto di vista finanziario».
Prima dell’uscita televisiva di Prodi il negoziato sullo «scalone» si trovava in pieno stallo, e il segretario della Cisl Raffaele Bonanni aveva paragonato il premier a un arbitro che ha perduto il fischietto. «Finalmente l’arbitro è tornato in campo - commenta successivamente - liberando il terreno dai tifosi esagitati». Da mesi, ricorda Bonanni, la Cisl sostiene che con la gradualità si può arrivare a una posizione condivisa «distribuendo i pesi e le opportunità per tutti». Apprezzamento anche da parte della Uil, che si augura «coerenza» nella trattativa. Il piglio decisionista del premier suscita l’immediato plauso della Cgil, che si augura la rapida ripresa del negoziato a Palazzo Chigi. Irritato, invece, il leader della sinistra Cgil Giorgio Cremaschi, che intima a Prodi di «finirla coi giochi di parole: dica che cosa vuol fare davvero».
Su quali basi può dunque ripartire il tavolo di confronto? L’unica certezza, finora, è che il negoziato fra governo e sindacati sugli aumenti alle pensioni più basse è slittato ancora, alla prossima settimana. Giovedì Cgil, Cisl e Uil avevano giudicato «inadeguata» la proposta governativa di spalmare le risorse su una platea di 3 milioni e 680mila anziani, con incrementi variabili fra i 12 e i 32 euro mensili. I sindacati premono perché gli aumenti non siano inferiori ai 40 euro al mese: sarà perciò necessario restringere la platea, o aumentare le risorse. E se è difficile il percorso sugli aumenti, figuriamoci quello sullo scalone.
L’unica possibilità di uscire dalla palude è, secondo fonti sindacali, il «sì» alla proposta emersa nei giorni scorsi dai contatti informali tra Cgil-Cisl-Uil e il ministro del Lavoro: 58 anni per il pensionamento d’anzianità (più dei 57 attuali, e meno dei 60 fissati dalla riforma Maroni), più tre anni di incentivi a restare al lavoro e verifica, nel 2010, della situazione dei conti. È un compromesso al ribasso, ma è anche l’unico accettabile dalla Cgil, metalmeccanici compresi. Di avviso opposto i mercati finanziari: l’agenzia di rating Moody’s esprime «timori» sull’esito del negoziato, in ordine al risanamento strutturale della finanza pubblica italiana.

E lunedì si riuniscono a Bruxelles i ministri finanziari dell’Eurogruppo. L’Europa ha sempre considerato acquisite le riforme previdenziali Dini e Maroni: la reazione ad un annacquamento del regime pensionistico in Italia potrebbe essere molto sgradevole per Tommaso Padoa-Schioppa.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica