Prodi si rincuora parlando di fiducia

Caro Granzotto, a quanto posso leggere l’atteso incontro tra Berlusconi e Veltroni è andato bene. Al punto che i due, ma mi riferisco soprattutto a Veltroni, hanno pubblicamente ammesso che c’è una intesa e l’essere così espliciti non è nelle abitudini quando destra e sinistra, maggioranza e opposizione si incontrano. Naturalmente questo fa «tremare» Palazzo Chigi e il suo inquilino ma anche e bisogna ammetterlo gli alleati di destra Fini e Casini. In ciò ci vedo un bene e un male: il bene è che Prodi frigga sulla graticola e il male è che si sbricioli una alleanza che portò la destra a stravincere nel 2001. Un altro dubbio è sulle elezioni che Berlusconi vuole e che Veltroni non pare tanto convinto a concedere perché come sempre ripete che per lui il governo Prodi deve durare per tutto il tempo della legislatura. In buona sostanza, siamo di fronte ad una svolta o al solito balletto della politica che non porta a niente?



Un balletto? Se di danze dobbiamo proprio parlare, allora chiamiamolo in modo più appropriato, chiamiamolo Ballo Excelsior. Via, caro Dotti, si rallegri perché finalmente le cose si muovono, finalmente assistiamo a qualcosa di nuovo ed anzi, per lo sclerotico sistema politico a qualcosa di rivoluzionario. Quando ciò accade è evidente che alcuni - principalmente i cultori delle vecchie liturgie di Palazzo, i devoti delle tessere, congressi e correnti per non parlare dei titolari dei sangiaccati del tre virgola qualcosa - ci resti di stucco e cominci a mugugnare, a infilare bastoni fra le ruote e a prefigurare papocchi a destra e a manca. Che dicano. Quello che piace della situazione venutasi a creare è che se l'asse Berlusconi-Veltroni si consolida e regge assisteremo alla trasformazione rapida e radicale di un assetto che ha prodotto, roba da vergognarsi, 59 governi in sessant’anni. Governi che essendo destinati ad avvilupparsi nella tela di ragno delle norme e dei regolamenti (lei non ha idea, caro Gotti, i benefici che verranno dalla riforma dei regolamenti di Camera e Senato, quelli che attualmente consentono, per dirne una, la costituzione di gruppi parlamentari ectoplasmici), nascevano già svirilizzati.
Essendo la politica quella che è e che conosciamo tutti, non è detto che fra Berlusconi e Veltroni tutto fili liscio come l’olio, ma intanto la cosa va, caro Gotti e le elezioni non rappresenteranno certo la buccia di banana sulla quale l’uno, l’altro o tutti e due insieme potrebbero scivolare. Come avrà sicuramente letto il Cavaliere, che pareva volesse andare al voto subito, si è di buon grado detto disposto a procrastinarle di un anno, il tempo necessario per chiudere il capitolo riforme. E non poteva che andare così perché quando si parla di ricorso alle urne c’è sempre di mezzo il nostro buon San Cirillo, il 28 ottobre 2008, data fatidica ed esaltante a partire dalla quale, come ho scritto tante volte, ma le volte non bastano mai, i parlamentari acquisiscono il diritto alla pensione (e al relativo scatto). Anteriormente a San Cirillo, venisse giù il cielo niente elezioni ed infatti mai nella storia repubblicana un Parlamento è stato sciolto prima che trascorressero i due anni e sei mesi dall’insediamento. Il discorso non vale certo per il governo ed infatti tira una gran brutt’aria per Prodi.

Non che prima dell’incontro fra Berlusconi e Veltroni ne tirasse una buona, ma adesso s’è messa proprio a tempesta. Anche se l’interessato seguita a imitare Facta (unico uomo politico, d’altronde, del quale Prodi è in grado di ricalcare le orme) ripetendo: «Nutro fiducia».

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