Politica

Prodi spiazzato: se ne assumono la responsabilità

Il segretario ds accusa il centrodestra: «Hanno la lingua biforcuta ma non il senso dello Stato. Si divideranno»

Emiliano Farina

da Roma

Il commento del presidente del Consiglio è un pensiero strizzato in due sole parole mentre rientra a Palazzo Chigi: «Responsabilità sua».
Spiazzato dall’uscita del Cavaliere che si appresta a tagliare in due il progetto «Parlamento unito» sulla missione in Libano, Romano Prodi, preferisce rispondere a Silvio Berlusconi trincerandosi dietro il silenzio. Niente di più.
A insorgere e trovare le parole per ribattere alle dichiarazioni del leader della Casa delle libertà, sono invece i ministri e i parlamentari del resto dell’Unione. Un fiume di dichiarazioni pesanti e no. Provocatorie e ironiche, ma anche aperte al dialogo.
Clemente Mastella, segretario dei Popolari-Udeur, definisce l’esternazione del Cavaliere «un’inutile ripicca». Quindi si rifà alla posizione espressa dal segretario dei Ds Piero Fassino. «È una decisione che denota la mancanza del senso dello Stato e di solidarietà nei confronti dei nostri soldati in Libano. Un atteggiamento - conclude il ministro della Giustizia - che invece di unire, divide il Paese».
Toccato più da vicino dalle intenzioni manifestate dal leader di Forza Italia, il responsabile della Difesa, Arturo Parisi, replica mettendo la questione sul piano del confronto tecnico. «Berlusconi dice che le regole di ingaggio non corrispondono più alla sua visione a causa di cambiamenti intervenuti rispetto al primo voto in Parlamento - osserva - ma è l’ex premier ad aver cambiato idea». Poi scende nei dettagli e tenta di smontare il perno su cui ruota il cambio di atteggiamento dell’opposizione. E aggiunge: «Non capisco quando e perché sia avvenuto il cambiamento a cui si riferisce Berlusconi». Secondo Parisi, «per quel che riguarda la missione, le variazioni che ci sono state vanno nella direzione delle richieste manifestate in Parlamento, il concetto dell’operazione ha rafforzato il mandato della risoluzione 1701 con regole di ingaggio che hanno superato l’approssimazione delle prime indicazioni. Quindi la catena di comando è stata rafforzata. Sono questi chiarimenti - conclude il ministro - che hanno consentito a molti Paesi di superare le prime esitazioni e aggiungere il loro contributo a quello italiano».
Maurizio Fistarol (Dl) sostiene che se Berlusconi «fosse rimasto senza voce ancora per un po’ avrebbe evitato questa figura barbina». Il responsabile della comunicazione politica della Margherita rincara la dose. «Immagino l’imbarazzo dei suoi alleati per questa vergognosa marcia indietro - accusa -, una scelta che cancella la responsabilità fin qui dimostrata dall’opposizione nei confronti di una missione di pace delicata come quella in Medio Oriente. Questo balletto di posizioni - conclude l’esponente Dl - non fa bene al Paese».
Per esprimere il suo disappunto sull’ipotetico «no» al decreto sulla missione, il vice capo dell’Ulivo alla Camera, Gianclaudio Bressa, si affida a una battuta. «La vera notizia è che Berlusconi ha scoperto l’esistenza delle regole - dice - e come ogni neofita non ha ancora capito bene cosa sono». Meno ironico e più diretto, il commento di Antonello Soro, coordinatore dell’esecutivo della Margherita. «Le dichiarazioni di Berlusconi sono irresponsabili perché ritirando il sì alla missione in Libano fa un pessimo servizio al Paese e alla sua parte politica che, responsabilmente, non aveva fatto mancare il sostegno ai nostri soldati. Piegare questo senso di responsabilità all’opportunismo politico - conclude Soro - è una scelta meschina e autolesionista.

Cosa cui, purtroppo, l’ex premier ci ha abituati».

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