Politica

Prodi va all’attacco e spezza l’«asse» tra il Pd e i sindacati

Anche altri esponenti del partito hanno accusato i rappresentanti dei lavoratori. Calearo: «Non si accorgono che esiste il mercato». Bonino: «Ora solo il fallimento» Veltroni «spera» in Air France

da Roma

Dato politico numero uno: Romano Prodi ci ha provato ancora una volta con la vecchia strategia del dar ragione a tutti (Spinetta e sindacati) per cedere Alitalia ad Air France-Klm prima delle elezioni. Dato politico numero due: la scelta del premier di far ricadere sui rappresentanti dei lavoratori la colpa del fallimento - tesi ripresa da altri esponenti del Pd - ha incrinato i rapporti tra centrosinistra e sindacato.
Il presidente del Consiglio, infatti, avrebbe in qualche modo avallato la controproposta presentata dalle organizzazioni sindacali al gruppo franco-olandese con l’ingresso di Fintecna nella nuova holding. Anche il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, non sarebbe stato troppo contrario. Ma al rifiuto del presidente Jean-Cyril Spinetta («È in contrasto con gli accordi presi con il governo italiano», avrebbe detto), il Professore in trasferta a Bucarest ha accusato le organizzazioni sindacali di aver commesso «un grande errore» del quale assumersi la responsabilità.
Una bella tegola per Veltroni & C. perché il premier dimissionario è anche presidente del Partito democratico. Ma per l’ex sindaco di Roma ha continuato a piovere sul bagnato: a prendere la parola sull’argomento sono stati gli ultrarifomisti, tutti concordi nell’imputare ai lavoratori la sciagurata rottura. A cominciare dal «falco» confindustriale Massimo Calearo. «Un certo tipo di sindacato non si accorge che esiste un mercato, una concorrenza», ha commentato. Il fallimento non è quindi un tabù.
Apriti cielo. La sinistra radicale ha avuto buon gioco nell’accusare i vicini del Pd di essere «distanti dalla sinistra e dai lavoratori». Veltroni ha in qualche modo smentito? In nessun modo, si è limitato solo a ribadire: «Intervenga il governo e la politica resti fuori». Nobile proposito, per carità. Ma purtroppo il fairplay non si è rivelato l’arma vincente: si è lasciata scoperta l’ala sinistra e pure i «destri» hanno preso coraggio.
A cominciare dalla radicale e ministro del Commercio internazionale, Emma Bonino, capolista Pd in Piemonte. «C’è stato un irrigidimento dei sindacati» colpevoli di un «irresponsabile massimalismo», ha detto preannunciando che «l’unica strada è il fallimento». Parole che non lasciano certo speranza a migliaia di lavoratori in bilico. Non è stato più tenero il giuslavorista Pietro Ichino, altro candidato democrat. La vicenda Alitalia, ha sentenziato, «è una terribile Caporetto dei sindacati tanto più grave perché non è chiaro dove sia la linea del Piave». Insomma, secondo l’esperto, «serve un sistema moderno di relazioni industriali» più che un patriottismo rétro. Un atteggiamento liberal, ma che forse non è proprio del dna della sinistra e che il Pd potrebbe pure pagare in termini elettorali.
Il compattarsi di Veltroni, di Fassino, di Gentiloni e di D’Alema a favore della ripresa del negoziato con Air France non sembra una mossa risolutiva. Tutto questo, ovviamente, consente a Romano Prodi di continuare a gestire la situazione da dominus. Certo, il Professore ha detto di non essere «entrato nei dettagli tecnici della trattativa». Ma a sentire il sindacato le cose non stanno proprio così.

«Prodi e Padoa-Schioppa dovrebbero fare autocritica e portare a conoscenza dei lavoratori i veri termini dell’accordo con Air France-Klm», accusa il segretario generale del Fit-Cisl, Claudio Claudiani.

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