Politica

«Prodi è in un vicolo cieco Si gioca tutta la credibilità»

Il deputato azzurro: «Il premier domani alla Camera potrà salvarsi solo dando del bugiardo a uno dei nostri maggiori imprenditori»

Marcello Zacché

da Milano

«Ora il dibattito fa un salto di qualità», dice Benedetto Della Vedova. E il dibattito parlamentare «diventa un’impresa ardua per il Professore». La svolta, secondo il deputato di Forza Italia e presidente dei Riformatori Liberali, è arrivata con la pubblicazione, da parte del Giornale, del verbale del cda di Telecom Italia del 15 settembre scorso, quello delle dimissioni del presidente Marco Tronchetti Provera. In quel verbale si legge che Tronchetti informa i consiglieri dell’incontro avuto con il premier, nel quale lo stesso presidente del gruppo lo aveva informato del progetto di societarizzazione di Tim e della Rete fissa. Progetto che viene reso pubblico l’11 settembre, suscitando, l’indomani, l’ira di Prodi, che si dice totalmente all’oscuro.
Qual è il significato politico?
«A me sembra che, al di là dei dibattiti sul neo statalismo e l’ingerenza dello Stato nell’economia, che pure sono leciti e interessanti, il caso compie ora un salto di qualità: Prodi dice la verità o mente? La cosa non è di poco conto».
Vediamo perché.
«Semplice: se domani Prodi confermerà alla Camera la sua versione, allora dovrà anche dire che Marco Tronchetti Provera, uno degli imprenditori più rappresentativi e importanti del Paese, è un bugiardo, un falsario. False sono le dichiarazioni messe a verbale nel consiglio di Telecom. Viceversa il premier andrà incontro a un problema di credibilità enorme di cui dovrà trarre le necessarie conseguenze: si deve dimettere. Non ci sono altre strade per il Professore».
Nel verbale Tronchetti rivela anche il ruolo del banchiere Claudio Costamagna. Consulente di Rupert Murdoch nella trattativa di quest’estate con lo stesso Tronchetti, Costamagna avrebbe fatto avere ad Angelo Rovati (consulente economico di Prodi, di cui Costamagna è stato testimone di nozze) un progetto con il quale Murdoch voleva entrare in maggioranza in Telecom. Contribuendo quindi alla generazione del controprogetto di Rovati, quello che prevedeva la discesa in campo della Cassa depositi e prestiti. Qual è il significato politico di questo intreccio?
«Intanto c’è da dire che Costamagna pagherà caro tutto questo: si può scordare la presidenza della Cassa Depositi, a cui aspira. Poi va detto che da questa storia emerge chiaramente come Prodi sia al centro di una ragnatela di interessi ben articolata. E non senta il bisogno di mettere al riparo la presidenza del Consiglio. Anzi, sembra avere un ruolo attivo nel tutelare i suoi rapporti d’affari, per un bisogno di ingerenza politica che risponde a un disegno di stampo dirigista».
Una ragnatela di interessi..
«Sì, alla luce del sole. Ci sono banchieri che hanno fatto la fila, alle primarie dell’Ulivo, per votare Prodi. Poi c’è la benedizione del premier alla fusione Sanpaolo-Intesa e si conoscono bene i rapporti del Professore all’interno di questo gruppo. E poi c’è, anche in questo caso, il salto di qualità: torna la banca d’affari di Palazzo Chigi, che non è accettabile, oltre a essere lesiva nei confronti del mercato, degli investitori stranieri e naturalmente anche di quelli italiani».
Tronchetti, l’altro ieri, ha parlato di debolezza della politica. Che significa?
«Momenti come questi rivelano una debolezza della politica, e di certo si sono indeboliti anche Prodi e il suo governo. Credo però che la grande industria abbia sempre vissuto in simbiosi con la politica.

E con le sue debolezze».

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