Politica

Prodiani in rivolta Nella Margherita si parla di scissione

Resa dei conti dopo il referendum. Parisi: «Inaccettabile la logica del ricatto». Marini replica: gli regalerò un bottiglione di champagne

Massimiliano Scafi

da Roma

Una barzelletta, anzi «una sciocchezza», o forse «sono gli effetti di un colpo di sole». La reazione di Francesco Rutelli e dei rutelliani della Margherita all’invito del Cavaliere sono ferme, dure e anche un po’ scocciate. «Una casa comune dei riformisti con lui? Ma noi vogliamo cacciarlo via dal governo», dice Franco Marini. «Berlusconi è veramente patetico, la nostra scelta di campo è irreversibile», giura Dario Franceschini. «La butta in caciara per coprire il fallimento del partito unico», incalza Renzo Lusetti.
Ma le smentite stavolta non bastano. Dopo il faccia a faccia tra Rutelli e Tabacci, dopo i progetti e gli annusamenti per il Grande Centro, ora pure quest’invito del premier a unirsi alla Cdl: nei Dl, le parole del premier sono infatti come un cerino buttato nella santabarbara perché Prodi e i prodiani non aspettavano altro per muovere all’attacco. Oggi si riunisce l’ufficio di presidenza del partito: la Margherita corre verso la scissione, tanto che i bookmakers del Palazzo ieri sera la davano per certa. Una casa comune con il Polo? Per Arturo Parisi questo è davvero troppo: «Hanno tirato fuori lo spumante e hanno brindato nella stanza dell’ex segretario del Ppi. Allora perché meravigliarsi della proposta di Berlusconi, se hanno condiviso la stessa vittoria?». Stamattina l’incontro decisivo nell’ufficio di Rutelli. «Andiamo per ascoltare - sostiene Parisi - ma anche per essere ascoltati. La parola scissione noi non l’abbiamo mai pronunciata, però ripetiamo che la logica del ricatto su Prodi non paga e non è accettabile». Immediata la replica di Marini. «Vorrà dire che regalerò a Parisi un bottiglione di Krug».
Nervi tesi, stracci che volano. La possibile esplosione della Margherita preoccupa soprattutto i Ds. La segreteria della Quercia si riunisce al Botteghino e stila un documento con un forte invito al compromesso. «La via d’uscita - si legge - passa attraverso la rinnovata coesione dell’Unione e dell’Ulivo sotto la leadership di Prodi e con il necessario contributo della Margherita. Bisogna offrire al Paese in tempi rapidi un programma fondato sulla difesa della condizioni materiali di vita e sul rilancio dell’economia». Fassino è impegnato in una mediazione difficilissima e deve tenere conto che un bel pezzo del suo partito vorrebbe cambiare cavallo in vista del rodeo del 2006.
Da Bruxelles il Professore cerca di smorzare i toni: «Il risultato del referendum non influenza la coalizione. Ci siamo sempre impegnati a mettere questi temi al di fuori della rissa partitica». Il suo portavoce Ricardo Levi chiede «una pausa di riflessione». Grandi anche gli sforzi dei pontieri Enrico Letta e Rosi Bindi. Ma nel centrosinistra la situazione è diventata piuttosto pesante. Dice Clemente Mastella: «Se Prodi non aggiusta le cose con la Margherita, se non si mette in testa che non può parlare solo con Bertinotti, qui può saltare tutto. La soluzione? Potrebbero esserci le primarie e dopo potrebbe toccare a un ds». Confermano al Botteghino: «Se si arriva alla scissione della Margherita, il tema non sarà più se si fa il listone unitario, ma se esiste ancora una candidatura Prodi».


Rifondazione è alla finestra. «La divisione tra Prodi e Rutelli dimostra l’instabilità della parte moderata della coalizione», dice ai suoi Fausto Bertinotti fiutando la preda: «Per noi si aprono dei varchi a sinistra»

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