Prof messi alla porta dai presidi «Scuola chiusa, andate in piazza»

Hanno parlato di sciopero di massa, di adesione totale del mondo della scuola contro il decreto Gelmini. Ma a scorrere il fiume delle lettere di protesta pervenute al nostro Giornale e a giudicare da quanto è avvenuto in diverse scuole italiane, la realtà sembra davvero lontana dai numeri sbandierati dalla sinistra. Ed è formata non solo da cortei variopinti ma anche da dirigenti smemorati o aggressivi, da insegnanti ghettizzati perché non allineati con gli scioperanti, da studenti che reclamano il loro diritto allo studio. Spesso negato per intenzionale disorganizzazione delle scuole.
Prendiamo il caso più eclatante, avvenuto nella scuola media Pier della Francesca di Firenze. Giovedì mattina, circa la metà dei professori si sono presentati davanti ai cancelli della scuola, trovandoli chiusi. Il dirigente era in sciopero. È un suo diritto, così com’è suo dovere garantire la regolare apertura dell’istituto. Ma quel dovere è stato trascurato con un risultato disastroso. I docenti in servizio non solo non hanno fatto lezione, ma non sono riusciti a firmare il foglio delle presenze giornaliere. Ma il dirigente, Marco Panti, non sembra preoccuparsi delle conseguenze del suo gesto. Ieri, si è chiuso nel mutismo più assoluto e non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione sull’accaduto. Ma il suo atteggiamento ha sollevato le ire dei professori in servizio il giorno dello sciopero. I docenti sono stati costretti ad entrare dalla porta d’ingresso delle elementari (è un unico plesso), ma non hanno potuto raggiungere le rispettive classi così sono stati costretti a non fare lezione agli studenti che stazionavano davanti al cancello in attesa di entrare.
La grottesca situazione non è passata sotto silenzio. Il dirigente (ma come dirige?) a qualcuno dovrà pur rispondere della sua mancanza. Anche perché su di lui pende un documento firmato dai professori «messi alla porta» molto dettagliato. Che non lascia alibi. «Nonostante le rassicurazioni dell’ultimo collegio del 16 ottobre e quelle personali date ad alcuni insegnanti – si legge – il dirigente non era presente in sede per garantire l’apertura della scuola lasciando allo sbando il personale non docente della scuola primaria e i docenti della scuola secondaria che non desiderava aderire allo sciopero, senza consegne o con informazioni contraddittorie. In questo modo non è stato possibile manifestare la propria volontà a non scioperare e a non è stato possibile svolgere le ore di servizio e le attività accessorie». Così i docenti sono stati stipati in un’aula della scuola elementare Bechi dove hanno trascorso le ore di servizio a braccia incrociate.
Anche a Monopoli (Pisa) un’insegnante di sostegno ha trovato scuola chiusa. In questo caso, però, la dirigente si è scusata sostenendo che la cosa non era possibile per mancanza di personale necessario a garantire la sicurezza dei bambini.
La stessa cosa è accaduta a San Vittore Olona, alle porte di Milano, dove nell’istituto comprensivo Carducci 19 insegnanti sono hanno potuto fare lezione perché 4 sedi su 5 sono state chiuse, impedendo di fatto il regolare svolgimento delle lezioni. Una conclusione che li amareggia perché «passerà il messaggio che tutti i docenti di quella scuola hanno fatto sciopero mentre questo non è vero».
C’è di peggio. Un’insegnante di sostegno è stata velatamente minacciata da una collega che le ha «democraticamente» spiegato di ripensarci. «Se non scioperi diventerai un’emarginata». Lei però ha fatto spallucce facendo notare che i volantini anti Gelmini erano stati stampati usando le fotocopie acquistate dai genitori per i propri figli. E che dire di un preside di Bari che ha «consigliato agli alunni di stare a casa» altrimenti «si arrabbiava?». E di un altro «ligio» dirigente che non ha aperto le classi per non «vanificare lo sciopero di due bidelli?». Meglio tenere tutti a casa, e le maestre nella sala insegnanti a girarsi i pollici.

Già, perché qualche valorosa maestra che ha approfittato delle ore di lezione per ripassare e fare esercizi con i suoi allievi è stata additata dalle mamme «di sinistra» come crumira: «Il preside aveva dato disposizione chiarissime: chi non aderiva allo sciopero non doveva svolgere alcuna attività scolastica».

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