Il Prof sfida le previsioni nere: «Crescita con le riforme»

RomaIl momento è difficile, l’economia va peggio anche rispetto alle previsioni che erano già nere, ma l’Italia manterrà tutti i suoi impegni di finanza pubblica. Quindi un quasi pareggio di bilancio nel 2013 e non nel 2017, come sostiene il Fondo monetario internazionale. E farà le riforme per evitare un destino come quello della Grecia.
Chi si aspettava i fuochi d’artificio sulla crescita, novità clamorose sulle tasse è rimasto deluso, fatta eccezione per l’annuncio di un possibile taglio delle accise sui carburanti quando si tratterà di redistribuire i proventi della lotta all’evasione. «Siccome sulle accise c’è stato un intervento molto forte è possibile che se ne discuta. Si valuterà se tornare parzialmente indietro», ha annunciato il ministro dello sviluppo, Corrado Passera.
Per il resto il Def, il documento economia e finanza con le previsioni di crescita per i prossimi anni, e il Pnr, il piano semestrale delle riforme, approvati ieri e i relativi corredi di dichiarazioni del governo sono stati più una risposta alle istituzioni internazionali che all’Italia. Il governo vuole sì gestire le emergenze immediate, ma vuole prima rassicurare i mercati sul medio termine. Lo ha ammesso il premier Mario Monti: «Mi conforta di più - ha spiegato - che il ministro Schaeuble, la Lagarde e qualcuno dagli Usa abbiano detto che l’Italia sta facendo le riforme che sono necessarie e porteranno alla crescita» piuttosto che «mezzo punto in meno o in più di crescita».
Le previsioni sull’economia italiana sono negative. Il Pil calerà quest’anno dell’1,2 per cento contro lo 0,4 per cento precedentemente previsto. Ne risente l’indebitamento netto: il rapporto deficit/Pil si attesterà all’1,7% quest’anno (nelle precedenti previsioni era dell’1,6%), ma nel 2013 - anno del pareggio secondo gli impegni che il governo di centrodestra prese con l’Europa - si arriverà ad un disavanzo dello 0,5% (0,1% nelle precedenti previsioni), sufficiente secondo il principio del close to balance. Anche perché il deficit strutturale, cioè depurato degli effetti negativi del ciclo economico, sarà pari a un avanzo dello 0,6%.
La crescita arriverà proprio grazie alle riforme. Le liberalizzazioni, la semplificazione produrranno una crescita cumulata del 2,4 per cento tra il 2012 e il 2020. Una strada obbligata come quella del risanamento se si vuole evitare il peggio. «Abbiamo voluto evitare e ci battiamo ogni giorno per evitare un drammatico destino come quello della Grecia». Per rafforzare il concetto il premier evoca anche i suicidi degli imprenditori e dei disoccupati, ma lo fa per dare conto di quei 1.725 casi che si sono verificati in Grecia.
Limitate le stime sul taglio della spesa pubblica. Circa 26,6 miliardi nel periodo 2011-2014, in particolare grazie ai risparmi richiesti ai ministeri, con la spendig review curata dal ministro Piero Giarda. Ma nel documento si precisa che tale stima include anche le misure di contrasto all’evasione fiscale e altri interventi fiscali da cui sono attesi aumenti di entrate. In sostanza dalla revisione delle spese arriveranno meno dei cinque miliardi di euro all’anno previsti. Rimane l’obiettivo di ridurre il debito.

Il dossier dismissioni «non è chiuso e non è mai stato chiuso», ha assicurato il vice ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. «Ma in questo momento - ha precisato Monti - le valutazioni di mercato di asset produttivi sono abbastanza sofferenti». Se ne riparlerà più avanti.

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