Profanata la tomba di Totò rubato lo stemma del «principe»

NapoliLo stemma nobiliare che nel '50 il grande Totò realizzò per la cappella che avrebbe poi ospitato le sue spoglie, è stato rubato.
Lo ha scoperto sabato mattina Crescenzio Cuccurullo, l'uomo che amorevolmente, ogni sabato va ad aprire, la cappella dove si trovano i resti del Principe De Curtis per ripulirla e mettere dei fiori freschi (prima di lui lo aveva fatto per decenni, il papà, Ciro). Quando Crescenzio ha alzato gli occhi verso il cielo per farsi il segno della Croce, si è accorto che lo stemma che sormontava l'ingresso della cappella, era sparito. «Napoli mi ha sconvolto, è come se la città ci avesse traditi» dice in lacrime Liliana de Curtis, la figlia del più grande comico di tutti i tempi, raggiunta al telefono mentre si trova in Mozambico dove si prende cura dei bambini africani.
Ma le brutte storie di Napoli, non sono finite. Nei giorni precedenti al furto dello stemma di Totò, i ladri avevano profanato la tomba di un altro grande artista della storia napoletana: il tenore Enrico Caruso. Dalla sua cappella, non lontana dalla tomba del Principe della risata, sono spariti alcuni candelabri in bronzo. Teatro di queste profanazioni, il cimitero di Santa Maria del Pianto, afflitto non solo dai saccheggiatori ma anche dal degrado e dalla sporcizia. Il Pianto è uno dei cimiteri più antichi di Napoli, dove risiedono anche altri uomini illustri, molto amati dai napoletani, come Eduardo Scarpetta e Nino Taranto.
È amareggiata e lancia accuse Liliana, «Quello che è successo è allucinante. Mio padre ha costruito pezzo pezzo con le sue mani, la cappella dove ogni giorno tanti napoletani, vanno a rendergli omaggio, a lasciargli piccoli doni, lettere, richieste di consigli». Poi, la sofferta decisione della figlia del grande artista di chiudere la cappella e cambiare la serratura: «Anche se mi dispiace da morire, soprattutto per i tanti bambini che vanno a visitare la tomba di Toto».
Liliana de Curtis si interroga sulla facilità con la quale i ladri hanno portato via lo stemma nobiliare. «Non era facile smontarlo, è un lavoro che dura delle ore eppure ci sono riusciti, senza che qualcuno se ne accorgesse. Strano, molto strano».
Da quando Totò è scomparso, il 15 aprile '67, la cappella del grande comico è meta di un pellegrinaggio senza fine dei suoi ammiratori.

Anche di giovanissimi, nati tanti anni dopo la morte di Totò. Un bambino, qualche tempo fa, gli ha lasciato una lettera, un cui stralcio, Liliana legge al telefono. «Se potessi scegliere il mio angelo custode, sceglierei te, caro Totò, anche se non hai le ali».

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