Il Professore: non voglio regnare senza governare

Sulla lista unica Prodi non molla: «Non è un disegno astratto, è una necessità». Quanto alla Margherita dice: non posso obbligarli a sposare la mia linea ma io vado avanti con chi la condivide

Il Professore: non voglio regnare senza governare

Laura Cesaretti

da Roma

«Io non mollo», annuncia il Professore a tutti i suoi interlocutori. E ieri, in televisione a Porta a Porta, Romano Prodi non ha dato mostra di voler indietreggiare di un millimetro: «Non posso accettare di regnare senza governare. Un leader deve avere la forza di governare altrimenti è un inganno».
Non accetta compromessi, dunque: o c’è il soggetto unitario dell’Ulivo che a lui faccia capo, il «timone» del futuro governo, la realizzazione del suo decennale e irrinunciabile «progetto», oppure lui il re travicello messo lì dai partiti non lo farà. «Sono entrato in politica dieci anni fa - ricorda il Professore - con un'idea ben precisa, quella di un governo stabile e di mettere insieme le forze riformiste del Paese per dare un motore forte, un punto di riferimento». In questo progetto, spiega Prodi, si inserisce la «Lista unica, che ha vinto in tutte le elezioni, alle regionali è andata al di là di ogni aspettativa. Credo che questa sia una linea nell'interesse del Paese perché ci sono problemi gravi e decisioni forti da prendere». La Lista unica, manda a dire a chi lo accusa di occuparsi solo e ossessivamente di assetti interni, «non è un disegno istituzionale astratto. È una necessità». Talmente necessaria che lui si dice persino pronto a fare un passo indietro dalla leadership e ad appoggiare un altro candidato premier che porti avanti il suo stesso disegno: «Anche fuori da Palazzo Chigi, anche facendo il Professore».
Quanto al rischio di una scissione nella Margherita, il leader dell'Unione dice: «La Margherita deve prendere una decisione in modo autonomo e lo farà con la sua maggioranza, ma io ho il diritto di portare avanti la mia linea nel modo più opportuno. Non posso obbligare la Margherita ad avere una linea diversa da quella che ha deciso, ma io credo che ci voglia altrettanto rispetto per la mia posizione in cui io cerco di portare avanti la lista unitaria con coloro che condividono la medesima linea». E al soave Vespa, che gli ricordava i mirabolanti numeri attribuiti da alcuni sondaggi a un’eventuale lista Prodi, il Professore risponde: «Ho letto stamattina, e anche se ai sondaggi non ci credo molto, una cosa è certa: questo grande desiderio di unità, di un punto di riferimento fermo, di un Paese che ha bisogno di appoggiarsi e di avere una linea politica forte e convincente. Poi una lista autonoma, la lista con chi ci sta, l'assetto, lo si vedrà nei prossimi giorni». Non esclude nessuna ipotesi, dunque: di farsi un partito in proprio (pagando il prezzo di non essere più il candidato premier); di convincere i Ds a seguirlo in un Ulivo senza Margherita (ma Piero Fassino continua a dirgli che non se ne parla); di perseguire comunque la secessione dal partito di Francesco Rutelli.
I suoi uomini nella Margherita ieri sono andati con spirito bellicoso al confronto nell’Ufficio di presidenza del partito.

Avevano minacciato di rovesciare il tavolo in quella sede, ma non lo hanno fatto. Però hanno fatto capire che sono pronti, anche senza l’appoggio dei Ds: «Porteremo comunque avanti la bandiera dell’Ulivo», ha annunciato Arturo Parisi. Anche soli contro tutti. In molti li aspettano al varco.

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