Il Professore sotto assedio aspetta solo l’8 settembre

Il governo sopravvive in un bunker. Le notizie della guerra sono pessime.Nonmiarrenderò mai, dice Prodi. E aggiunge, per tigna: mai, mai, mai e poi mai. Lo avvertono che il feldmaresciallo Mastella sta giocando all’otto settembre. Lui dà un pugno sul tavolo: «Poteva almeno invitarmi». Lo avvertono che la manifestazione contro Biagi è una martellata sui denti del neonato Partito democratico. Scuote la testa emormora: «Non ho sbagliato nulla. Dove ho sbagliato? Non ho mai sbagliato nulla». Chiede se è vera la storia dei senatori e della zattera per filarsela. Volti pallidi annuiscono. Si fanno nomi. Centocinquanta.

Riaffiora nelle sue mani il tremore che comparve quando Bertinotti lo silurò quasi dieci anni fa. Gorgoglia: «Quando queste mura crolleranno, voglio che tutti ci lascino la pelle. Dopo di me il diluvio». Poi torbido aggiunge: «Chi la fa l’aspetti». Riprendono i sondaggi oltre le linee. L’ora del crollo si avvicina. Gli dicono che alcuni feldmarescialli complottano per un governo tecnico. E che il feldmaresciallo Uolter sta facendo la notte bianca sulla riva del fiume aspettando di vederlo passare. Risponde con irata civetteria: «Fuck Walter!».

Rosy Bindi si fa un lesto segno della croce. Parisi sussurra che le Idi di novembre sono ormai in arrivo. Lui chiede se Idi sta per Istituto dermatologico dell’Immacolata. Gli rispondono di no: sta per coltellate nella schiena, per consuetudine ventitré. Lui obietta altro che ventitré, sono milioni. Un messo giunge dal Quirinale e avverte che Napolitano sta consultando un oracolo. Poi si corregge e dice che era un oroscopo: bene l’amore, maattenti ai primi freddi.«Che dice delle elezioni anticipate? », chiede lui. Il messo, enigmatico, risponde: «Manco pe’ la capa». Gli traducono. Sbianca. «Devono cadere tutti, se cado io». È un’ossessione. Gli astanti si toccano. Chiede che si chiami Berlusconi per sapere se è ancora in tempo per essere acquistato. Berlusconi risponde «niente shopping». Lui sibila «rien ne va plus» e chiede dov’è la balaustra del suicidio in questo casinò. Gliela indicano. Si suicida. Poi ci ripensa e chiede: «Ma dai, davvero è tutto finito?».

Qualcuno indica con il dito una data sul calendario. Solo uno mette il dito nel naso. Riprende il lugubre tuono dei sondaggi. Cadono calcinacci.

Una euforia da cupio dissolvi si impadronisce dell’austero consesso. Spuntano giarrettiere e calze a rete ed è tutto un frù-frù. Si evoca Luchino Visconti, ma nessuno ricorda il titolo. Si stappa Coca light. L’orchestrina riprende a suonare.
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