da Milano
È un Alessandro Profumo rilassato e sorridente quello che lascia da parte le aggregazioni bancarie per partecipare al convegno milanese della Fondazione Symbola sul prodotto italiano di qualità. Alle domande dei giornalisti risponde mostrando tranquillità soprattutto sulle intenzioni di Banca Intesa, salita fin quasi al 4% di Unicredit, sia pure con lintenzione dichiarata di ritornare sotto il 2%. Unoperazione di trading o qualche cosa di diverso? «Non ne ho la più pallida idea», dice in prima battuta. Poi propone una spiegazione tecnica: la mossa potrebbe essere spiegata con i benefici fiscali legati alla movimentazione dei titoli in occasione dello stacco del dividendo e quindi essere davvero «una pura operazione di trading».
Stesso distacco sulla questione degli incarichi in Mediobanca Oggi nel direttivo del patto siedono sia lui sia Cesare Geronzi (oltre a un altro consigliere di amministrazione della nuova Unicredit, Salvatore Ligresti). Sarà ancora lui a rappresentare la banca? «Non ne abbiamo ancora discusso, ma in linea di massima anche oggi cè lamministratore delegato di Unicredit».
Infine il problema dei rapporti tra le banche che avevano partecipato a suo tempo (era il 2003) alla contesa sullitalianità delle Generali rafforzando la propria quota nella compagnia triestina: Mps, Capitalia e, appunto, Unicredit avevano stretto un patto di consultazione che è stato tacitamente rinnovato per lultima volta a metà marzo di questanno per ulteriori sei mesi. Il futuro di questo accordo non è ancora stato discusso con le altre due banche, ha spiegato Profumo. «Devo confessare che non mi sono posto il problema. Come sapete ero un po ciapà (preso in milanese, ndr) con un bel po di altre cose». Il problema a dire la verità potrebbe risolversi da solo: un codicillo del patto (che non prevede alcun vincolo sulle rispettive quote) contempla lipotesi della cessione delle partecipazioni.
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