Profumo trova l’amico americano per Unicredit

da Milano

Insieme a tante pietanze intrise dal veleno dei subprime, Alessandro Profumo ha trovato un alleato nel «grande ristorante» di Wall Street. Si tratta del colosso finanziario statunitense Dodge & Cox, disponibile lo scorso anno ad aprire il portafoglio per sedersi al tavolo dei grandi soci della superbanca milanese rilevandone lo 0,84% tramite un suo fondo azionario. Il pacchetto (pari a 111,7 milioni di azioni), che la casa di investimento con base a San Francisco e a Boston aveva messo a bilancio a fine 2007 per un valore di 927,6 milioni di dollari (630 milioni di euro al cambio attuale), oscilla oggi in Piazza Affari attorno a 541 milioni di euro.
A svelare la mossa è lo stesso fondo di Dodge & Cox informando nel proprio rapporto annuale pubblicato il 21 febbraio sul sito della Sec, l’equivalente americana della Consob, di aver investito in Unicredit: una «primaria banca italiana» proiettata in Europa Centro-orientale. Piazza Cordusio, secondo la casa Usa, è stata penalizzata dai «timori» legati alla strategia di acquisizioni e al lavoro svolto nell’investment banking. Il riferimento è, probabilmente, sia all’attivismo con cui la banca negli anni scorsi ha venduto prodotti derivati alle pmi, fino a indurne alcune a tentare la rivincita in tribunale, sia all’esposizione verso i mutui subprime.
L’investitore Usa, tuttavia, si mostra fiducioso: «Dopo molti incontri con il top management e una dettagliata analisi della società, riteniamo che l’attuale esposizione ai problemi di queste aree sia limitato», scrivono i vertici di Dodge & Cox. Promossa, dal presidente John A. Gunn e dalla vice Diana S. Strandberg, anche la conquista di Capitalia che «può creare valore»; così come sono «interessanti» le prospettive di crescita nel Centro Est Europa (la controllata turca Yapi Kredi potrebbe rinunciare alle attività di bancassurance).
Senza dubbio una promozione per la strategia di Profumo: «Siamo contenti» ha commentato ieri il più internazionale dei banchieri italiani, impegnato da settimane a staccare la controproducente etichetta di «banca dei derivati» da Unicredit: dall’annuncio delle nozze con Capitalia a oggi, la Borsa ha distrutto quasi 30 miliardi della capitalizzazione del gruppo. Il titolo (meno 2,2% a 4,8 euro la chiusura) quota a nove volte gli utili attesi.


La mossa di Dodge and Cox, alimenta anche l’immagine di banca capace di ottenere la fiducia degli investitori esteri di Unicredit, nel cui capitale sfilano già molti fondi Usa: da quelli di Goldman Sachs e Jp Morgan, fino ai prodotti previdenziali degli insegnanti e degli impiegati pubblici della California, tutti presenti all’assemblea per la fusione con Capitalia.

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