Ma il «progetto Genoa» va avanti lo stesso

Il direttore sportivo Fabiani: «Siamo dispiaciuti per l’uomo, ma mi auguro che presto tutto venga chiarito»

Ma il «progetto Genoa» va avanti lo stesso

Francesco Gambaro

Il progetto Genoa va avanti. Nonostante tutto, nonostante l'ennesima tegola caduta sulla testa del suo presidente, da ieri agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta per bancarotta fraudolenta seguita al fallimento del Como Calcio, di cui Preziosi è stato proprietario fino al 2003. A tranquillizzare i tifosi genoani provvede direttamente l'avvocato Sergio Maria Carbone che, oltre a difendere il Genoa e i suoi dirigenti nei processi per presunta frode sportiva, sta lavorando insieme al collega Andrea D'Angelo alla creazione di un organismo (una fondazione?) che dovrebbe affiancare in futuro il presidente del club rossoblù.
Quando ieri in città si è sparsa la notizia degli arresti domiciari al re dei giocattoli, è stato proprio l'avvocato Carbone il primo a scendere in trincea per difendere la società in un momento così delicato. «Tutti dobbiamo essere ancora più vicini al Genoa in un frangente come questo, sia per quanto riguarda il profilo societario, sia per quel che concerne l'aspetto tecnico». E ancora: «Bisogna stare vicini al presidente del Genoa -, aggiunge Carbone, che non segue professionalmente la vicenda Como, ma da avvocato si professa da sempre - convinto assertore della presunzione d'innocenza». Quindi «credo nell'innocenza di Preziosi, anche perché vale per lui quello che vale per tutti, la presunzione di innocenza finchè la colpevolezza non sia definitivamente accertata». Bisogna stare al fianco del presidente del Genoa - ricorda l'avvocato - in modo che possa far valere tutti gli elementi a sua discolpa. E a chi mette in dubbio la realizzazione del progetto Genoa, Carbone replica che «non cambia nulla. Venerdì prossimo faremo la presentazione ufficiale come previsto». Ancora pochi giorni, quindi, e verrà tolto il velo al nuovo organismo che dovrebbe staccare la società dalle fortune del suo presidente. In buona sostanza, dovrebbe trattarsi di un'entità parallela al club, probabilmente una fondazione che funzionerà da salvadanaio al quale attingere nei momenti di necessità. Ferma restando l'intenzione di coinvolgere i genoani nella salvaguardia di un patrimonio così importante.
Ieri sulle tribune di Pegli ce n'erano un paio. Non sapevano che non si sarebbe svolto l'allenamento, complice la partita disputata la sera prima. «La botta è stata dura. - ammette Matteo Fanti che aggiunge - Preziosi ha sicuramente commesso degli errori, a partire dalla partita con il Venezia. Però è stato anche l'unico a tirare fuori i soldi. In ogni caso i presidenti passano, il Genoa resta». Gli fa eco Simone T., tifoso da 55 anni. «Non me l'aspettavo proprio questa ennesima mazzata. Preziosi deve rimanere perché non ci sono alternative a lui. A Genova gli imprenditori si fanno le scarpe, guardate il porto, litigano sempre…». Bocche cucite tra i calciatori rossoblù.
Al Signorini di Pegli ieri c'erano solo Baldini, Lamacchi, Grabbi e Rimoldi alla prese con acciacchi vari. L'unica notizia lieta di giornata è rappresentata proprio dalle condizioni fisiche del centrocampista argentino. «La settimana prossima torno. Non ho nessun stiramento», assicura Lucas. E tanto basta a fare tornare il sorriso ai due tifosi appollaiati sulle tribune di Pegli. Intanto a Preziosi arriva la solidarietà anche del direttore sportivo Mariano Fabiani. «Siamo tutti molto dispiaciuti per l'uomo, perché quando accadono episodi simili ci si trova di fronte a un fatto indubbiamente molto triste». Però, «al di là di queste cose "private", mi auguro quanto prima che Preziosi possa dimostrare la sua perfetta buona fede».


Fabiani spende parole d'incoraggiamento anche per la squadra ammettendo che «il contraccolpo psicologico sui giocatori ci può essere, ma - aggiunge il direttore sportivo del club - la società è talmente funzionante, proprio per volere dello stesso presidente, che potrà andare avanti senza problem». Il popolo rossoblù non chiede altro.

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