«Con il programma dell’Unione non si rilancia la competitività»

L’ex vicepresidente di Confindustria Tognana: «Le mie preoccupazioni sono avvertite da molti imprenditori, dal Veneto all’Emilia Romagna»

Gian Maria De Francesco

da Roma

Vicepresidente nella Confindustria guidata da Antonio D’Amato, Nicola Tognana è tornato a dedicarsi alla propria impresa di laterizi a Treviso dopo aver perso nel 2004 lo scontro con Luca Cordero di Montezemolo per il vertice di Viale dell’Astronomia. Ma non ha perso l’interesse a confrontarsi con i suoi colleghi sui problemi concreti. E alla vigilia delle elezioni la svolta che silenziosamente Viale dell’Astronomia sta cercando di intraprendere appare preoccupante. Anche se il rischio maggiore è contenuto nel programma dell’Unione e nel cortocircuito con la Cgil. E se anche il Corriere va sinistra, non basta un editoriale a spostare le convinzioni di un industriale che ritiene positiva l’esperienza di governo del centrodestra.
Presidente Tognana, come vede il dibattito politico?
«A me pare che la situazione è tale che c’è forte preoccupazione relativamente ad alcuni pezzi del programma dell’Unione che non ci paiono andare in direzione del miglioramento della competitività e della riduzione del peso dello Stato nel Paese».
Ma, in particolare, a cosa si riferisce?
«Alle proposte di aumento della pressione fiscale sulle rendite, di rivalutazione degli estimi catastali e di equiparazione dei contributi tra lavoratori dipendenti e atipici».
Eppure tanto Prodi quanto Fassino hanno sposato le tesi della Confindustria e quelle della Cgil.
«Prodi lo ha detto apertis verbis che c’è una sostanziale coesione tra programma dell’Unione e le richieste della Confindustria e del sindacato. Evidentemente a loro sfugge qualcosa. A me pare che siano innanzitutto interessati a prendere e poi eventualmente a dare a qualcosa al mondo imprenditoriale».
Parliamo delle proposte del presidente di Confindustria Montezemolo su taglio del cuneo fiscale, riduzione dei prezzi energetici, sgravi per la ricerca, innovazione e flessibilità.
«La proposta di riduzione del cuneo fiscale è condivisibile. Ma un ragionamento che viene accuratamente evitato, soprattutto in ambito politico, è quello di snellire il peso dello Stato sul Pil del Paese. Ci pare che manchi molta attenzione al taglio di quelle spese che potrebbero liberare risorse per investimenti in infrastrutture e servizi e in alcune Regioni anche sulla sanità».
Ma qual è il settore nel quale si potrebbero realizzare i maggiori risparmi?
«Il Paese non può più permettersi di avere questo numero alto di Comuni. Mi ha colpito la Germania che vuole diminuire il numero di Länder nonostante sia già inferiore a quello delle nostre Regioni. In Italia, invece, ci si batte per aumentare il numero delle Province».
Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha affermato che «il programma liberale della Casa delle libertà è rimasto purtroppo sulla carta».
«A me pare che il governo Berlusconi abbia operato bene. Io guardo positivamente anche alla riforma del diritto fallimentare. Mi pare che abbia lavorato bene il ministro Moratti nel settore education anche se c’è ancora tantissimo da fare sul rapporto tra industria e università. E anche sulla legge Biagi il giudizio è positivo. Se riuscissimo ad avere un tasso di crescita economica superiore, se ne sentirebbero maggiormente i benefici».
Ma il mondo imprenditoriale è veramente monolitico così come lo si vuole dipingere da più parti?
«Le perplessità che ho espresso sul programma dell’Unione sono ben presenti a tantissimi imprenditori del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e dell’Emilia Romagna. C’è un numero molto considerevole di gente che lavora che ha quelle preoccupazioni che ho cercato di esprimere. Che aria tira si può capire».


Ma il Corriere della Sera, interprete storicamente accreditato delle aspirazioni della borghesia italiana, si è schierato pubblicamente a favore del centrosinistra.
«Non basta un editoriale, un intervento, per quanto autorevole sia, a spostare le convinzioni degli imprenditori».

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