«Proibire serve, i morti sono diminuiti»

L’esperto: «Negli ultimi cinque mesi 160 vittime in meno nei fine settimana. Merito anche del divieto nelle discoteche»

Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, l’Associazione amici della polizia stradale, plaude alla nuova legge regionale veneta. «Certo, i problemi non si risolvono solo così, però è un altro tassello che si aggiunge alla lotta contro l’alcol, che resta un problema drammatico per la società. Ho appena ricevuto un fax di un fatto sconcertante che è avvenuto l’altra sera a Verona».
Ce lo racconti.
«Un’auto con cinque persone è stata fermata da due agenti della stradale che sono stati presi a pugni e calci dopo un controllo con l’etilometro. Se non arrivavano i carabinieri era un massacro».
Però non finiscono sempre così i controlli.
«Per fortuna. Comunque l’etilometro è fondamentale ma non basta. La guerra contro l’alcol non si può fare sparando batuffoli di cotone».
Allora ben venga questa legge regionale?
«Assolutamente sì, ma il divieto va esteso in tutta Italia».
Ma c’è la legge nazionale che vieta l’alcol nelle discoteche. Quella non serve?
«Moltissimo. Negli ultimi cinque mesi, gli incidenti nel fine settimana sono calati del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Abbiamo contato ben 160 morti in meno. E questo mi sembra un risultato importante».
Ma non sufficiente.
«Purtroppo la legge lascia maglie larghe. Il divieto vale solo per i locali di pubblico intrattenimento e spettacolo. Dunque esclude i bar. Inoltre chiunque può rifiutarsi di sottoporsi all’etilometro. Rischia 2.500 euro di multa e il ritiro della patente ma così evita sanzioni penali».
Però uno può sbronzarsi fino all’1 e 55 e rimanere un pericolo.
«Da qualche parte bisogna pur partire. Non sappiamo se la misura adottata nel Veneto sarà efficace, ma prima di bocciarla bisogna provarla. Il divieto nelle discoteche ha dato dei risultati. E i controlli della polizia stradale sono molto più capillari di prima».
Qualche dato?
«Nel 2006 i controlli sono stati circa 250-300mila, nel 2007 sono saliti a 795mila, mentre nei primi tre mesi del 2008 se ne contano già 309mila».
Cosa ricorda della sua esperienza sulla strada?
«Un episodio in Romagna.

Una ragazza che festeggiava la sua laurea è morta per colpa di un automobilista ubriaco. Io e un mio collega ci siamo presentati ai genitori alle cinque del mattino. E loro, vedendoci in divisa, non ci hanno aperto. Avevano già intuito la disgrazia».

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