Cronache

Una proiezione ricorda le stragi subite dai vinti

Scorrono lentamente sullo schermo le immagini de «I giorni di Caino», il film realizzato da Paolo Pisanò (fratello di Giorgio, senatore missino) per ricordare, dalla parte dei vinti, la guerra civile in Italia nel biennio 1943-1945. E per far luce, a distanza di tanti anni, sulle «stragi dimenticate nella storia scritta dai vincitori».
La vigilia del 25 aprile si sono dati appuntamento dopo cena nella sede di piazza Giusti, simpatizzanti e responsabili politici di Forza Nuova. Tutti davanti al televisore e occhi puntati sulle «cronache del calvario»: omicidi e delitti subiti dai fascisti i giorni successivi alla liberazione. «Festa di liberazione? - s’interroga il coordinatore regionale Angelo Riccobaldi - Certamente no. Semmai di occupazione perché dal 1945 sono arrivati gli americani e non se ne sono più andati». Tranciante. Per Carlo Viale, storico e studioso di quegli anni, «il 25 aprile continua a dividere gli italiani, mentre dovrebbe essere il giorno del ricordo e della preghiera per tutti i caduti in guerra». Lo hanno fatto ieri mattina alcuni esponenti del partito, recandosi presso il cimitero di Altare dove sono sepolti i caduti fascisti e quelli della Resistenza.
La sera prima, invece, fari puntati sul reportage di Paolo Pisanò, andato in onda per la prima volta sette anni fa su Telecampione. Mezz'ora abbondante di racconti, storie e drammi personali vissuti dai parenti delle vittime fasciste, all'indomani della liberazione. Dalla strage di Rovetta a quella di Urgnano, a distanza di 24 ore l'una dall'altra. Il 28 aprile 1945 a Rovetta, in val Seriana, furono giustiziati 43 prigionieri della legione «Tagliamento», come rappresaglia dopo l'uccisione di alcuni partigiani. «Ma nessuno è mai stato punito per quei fatti», ricordano i familiari nel film-documentario. Stessa sorte toccò il giorno dopo a nove abitanti di Urgnano, che furono caricati sopra una corriera, condotti alla questura di Bergamo, prima di essere uccisi lungo il viale del cimitero. Di questa strage per più di mezzo secolo non si è saputo nulla. «Inutile le richieste di notizie alla Procura della Repubblica. Per lo Stato italiano l'eccidio di Urgnano non è mai avvenuto. Quando non ci saremo più, diranno che i nostri parenti sono morti di polmonite».
Anche Genova fu teatro della resa dei conti dopo il 25 aprile. Numeri scolpiti nella memoria dello storico, Carlo Viale: «Furono 560 i morti a guerra finita.

Il prezzo più alto lo hanno pagato i combattenti politici, ma anche 90 donne, gente del popolo, persone che non erano state attratte dal sogno del comunismo».

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