Cultura e Spettacoli

Promossa la sinfonia di «The Passion»

Anteprima all’Auditorium di Roma dell’opera di John Debney ispirata alla colonna sonora del film di Gibson. Applausi per il mezzosoprano e il coro

Pietro Acquafredda

da Roma

Troppo esibite per considerarle casuali, le somiglianze tra la Passion Symphony di Jonh Debney - tratta dalla colonna sonora del noto film di Mel Gibson e presentata in prima mondiale a Roma - ed un celebre capolavoro della storia della musica, vecchio di oltre duecento anni: Le sette ultime parole di Gesù sulla croce di Haydn.
Nove i brani, in cui ambedue si articolano, durata complessiva di poco oltre l'ora; sette pezzi centrali più due: un prologo e un epilogo (nel caso di Haydn, il notissimo Terremoto, per Debney, la Resurrezione); soggetto comune: la passione di Cristo; fede cattolica dichiarata dei due autori; infine, ringraziamenti e dedica a Dio per ambedue; nel caso di Debney, anche a Gibson, ma con una dedica speciale a Gesù Cristo. Una sola differenza, ma profonda, fra le due opere. Haydn scrive adagi per orchestra dando a ciascuno struttura e sostanza musicale ancora oggi molto ammirate; Debney si butta nell'impossibile impresa di trasformare una semplice colonna sonora in una sinfonia.
C'era grande attesa a Roma per il battesimo mondiale della nuova impresa musicale di Debney nella Cavea all’aperto dell’Auditorium (per i concerti dell’Accademia di Santa Cecilia), baciato dalla fortuna del film più discusso di questi ultimi anni, The Passion, e catapultato sulla ribalta mondiale, sia per la sua prima nomination all'Oscar che per il milione di copie vendute del cd con la colonna sonora. Debney ha rivelato che Gibson aveva preso contatto con un altro musicista che poi si era tirato indietro; e che lui era arrivato a riprese quasi terminate, avendo a disposizione un tempo assai ristretto per scrivere le musiche e registrarle; e che colui che Debney considera ormai il suo grande benefattore, gli aveva chiesto una musica non in aperta competizione con la violenza delle immagini del suo film; una musica che, con la sua presenza dolce, provasse ad alleggerire l'impatto violento di quelle immagini.
Ma dal momento in cui ha preso la decisione di dare nuova veste alla colonna sonora del film, Debney si è reso conto, immediatamente, dei non pochi problemi dell'operazione; le musiche originali erano troppo esili, e per trasformarsi in una sinfonia autonoma, avevano bisogno di una riscrittura. E, infatti, pochissimo di quello che si ascolta nel film è confluito nella successiva Sinfonia della Passione. La nuova opera di Debney, attesa ora in molte capitali , si sviluppa in un crescendo espressivo, raggiungendo l'acme nel penultimo dei brani e nel conclusivo, dove coro e solisti cantano testi latini - mentre tutti gli altri sono in italiano - dal Gloria in Excelsis per la ragione che l'ultimo quadro si apre sulla resurrezione di Cristo.
Una parte non irrilevante del successo è senz'altro da attribuire a due presenze vocali: una voce femminile di gran fascino, il mezzosoprano Lisbeth Scott (autrice anche dei testi, letterariamente poco incisivi) e il coro istruito dall'ottimo Gabbiani.

Debney, che ha diretto i complessi dell'Orchestra dell'Accademia di santa Cecilia, alla fine, ha ringraziato e salutato il pubblico, non numerosissimo, con la stessa aria, insieme compunta ed esaltata di tanti predicatori ed imbonitori televisivi americani.

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