Politica

Pronto, chi va in onda? Il cellulare diventa Tv

Maddalena Camera

da Milano

La tv allarga confini e funzionalità passando per Internet e per i telefonini cellulari. Domani Telecom Italia annuncerà, dopo un periodo di sperimentazione, la tv via web che permetterà di fruire di contenuti video on demand e di servizi interattivi mentre ieri «3», il gestore mobile di terza generazione, ha addirittura acquistato una piccola emittente televisiva. La società guidata da Vincenzo Novari ha raggiunto un accordo da 220 milioni di euro per rilevare Canale 7 (ex Sei Milano) dal gruppo Profit di Raimondo Lagostena. In questa somma rientra anche l’uso della tecnologia e le spese di consulenza. Questa sarebbe anche la ragione dello slittamento del debutto in Borsa di 3 Italia (che fa capo al multimiliardario di Hong Kong Li ka-Shing con oltre il 91% del capitale) previsto per fine anno e che invece dovrebbe avvenire nel primo semestre del 2006. Ora «3» potrà sempre più legittimamente definirsi una media company con l’ambizione di generare profitti non solo tramite la rete di telecomunicazioni mobile ma sopratutto grazie alla vendita di servizi interattivi.
Tra cui appunto la tv via telefonino su cui produttori di reti e di telefoni cellulari stanno investendo moltissimo. La tv sul cellulare infatti non viene trasmessa tramite la rete Umts ma grazie alla tecnologia Dvb-h, ossia il digitale terrestre mobile che adatta l’immagine televisiva alle capacità del piccolo schermo del cellulare. Tutti i maggiori produttori di apparecchi si sono già tuffati nella nuova avventura e hanno presentato alcuni modelli che però non saranno commercializzati prima del 2006, anno di lancio almeno per quanto riguarda l’Italia della tv in Dvb-h. In pratica anche questa volta come già accaduto per l’Umts se si vuole fruire del servizio bisognerà acquistare un nuovo cellulare, con minitelevisione integrata. Insomma una piccola rivoluzione molto attesa soprattutto dai broadcaster soprattutto perché la nuova tv non sarà gratuita ma a pagamento. Secondo una ricerca di mercato il 40% degli utenti di telefonia cellulare sarebbe interessata al servizio e pronti a pagare un canone di circa 10 euro al mese. Oltre al canone c’è anche la possibilità di far pagare agli utenti, che sono stimati nell’ordine dei 125 milioni entro il 2010 nel mondo, anche altri servizi come film o partite di calcio. Certo vedere un film costerà poco 2, 3 massimo 5 euro ma la massa di questi micropagamenti dovrebbe generare secondo una ricerca effettuata da Frost&Sullivan un giro d’affari pari a 5 miliardi di euro.
Ed è per questo che in Italia sono già scesi in campo tutti i big del settore da Mediaset che ha siglato un accordo con Tim e Vodafone alla Rai che per il momento ha firmato solo con il gestore britannico. Ma perché «3» ha acquisito in proprio una tv invece di trasmettere solo i contenuti? Il motivo sta nei profitti che la tv su Dvb-h può generare. Se l’operatore non ha contenuti il suo compito è soltanto quello di fatturazione del servizio (sulla rete Umts). Al contrario la vendita diretta di contenuti potrà produrre margini maggiori. Certo per «3» la sfida non è facile anche se la società dall’inizio si è sempre identificata nella vendita di contenuti multimediali tramite il suo videoportale: ha prodotto persino una soap opera da cellulare. Ora la società, nel cui capitale figurano anche SanPaolo-Imi (tramite Nhs al 5%), il gruppo Franco Bernabè (3G Mobile Investments al 2%), Rcs MediaGroup (0,92%), Gemina (0,46%) e Tiscali (0,29%), conta di avviare le trasmissioni nella seconda metà del 2006 quando dovrebbe essere già approdata in Borsa. Dalla quotazione, che dovrebbe riguardare secondo le attese il 25% del capitale, «3» conta di raccogliere circa 2,5 miliardi di euro.

E la presenza del canale televisivo potrebbe ora verosimilmente consentire alla società di raggiungere questo obiettivo.

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