Pronto il cuore biotech "Donatori" topi e maiali

La tecnica estesa all’uomo porterà alla creazione illimitata di organi di ricambio. Intanto il governo Brown dà il via libera all'espianto degli organi anche senza il consenso

Pronto il cuore biotech 
"Donatori" topi e maiali

Londra - Gli scienziati l’hanno chiamata «decellularizzazione», un nome piuttosto bruttino per indicare un esperimento che è quasi un miracolo. Perché la tecnica sviluppata per la prima volta nel mondo da un’équipe del Minnesota ha reso possibile la creazione di un cuore «bioartificiale», vale a dire un organo tolto ad un animale – un maiale o un topo – completamente restaurato in tutte le sue parti non essenziali e restituito alla vita in laboratorio grazie all’aiuto fondamentale di cellule staminali dell’animale stesso.

A diffondere la notizia dell’eccezionale procedura è stata ieri la rivista medica specializzata britannica Nature. Secondo gli scienziati americani il traguardo raggiunto potrebbe rivelarsi un passo storico nell’evoluzione dei trapianti. Si potrebbe infatti mettere fine alla cronica mancanza di donatori che mette a rischio la vita di migliaia di pazienti in attesa di un cuore nuovo. Ma c’è di più, la nuova tecnica lascia intravede un futuro dove tutti gli organi necessari possono venir riprodotti artificialmente. Un futuro ancora lontano naturalmente, perché finora si parla di un esperimento testato su animali, per test identici su cuori umani si dovrà aspettare ancora per molti anni. Tuttavia, il successo della «decellularizzazione» sembra essere destinato ad offrire a lungo termine una serie infinita di possibilità proprio nel campo dei trapianti sugli esseri umani, come ha spiegato ieri al Sunday Times, Doris Taylor, direttrice del centro per la ricostruzione cardiaca dell’università del Minnesota e coordinatrice dell’équipe.

Secondo Taylor si tratta di un passo essenziale verso la creazione dei cosiddetti «cuori su misura», ma anche di altri organi, come vasi sanguigni per persone in lista d’attesa di un trapianto. Tecnicamente la squadra statunitense ha lavorato in questo modo; ha levato al cuore dell’animale prescelto tutte le cellule che non erano essenziali, lasciando soltanto la «proteina-scheletro» quella cioè che serve a dare la forma all’organo. Lo scheletro è stato poi riempito nuovamente con cellule staminali prelevate da animali neonati.

Queste sono cresciute attorno a ciò che era rimasto del cuore originario creandone uno nuovo di zecca che ha ricominciato a battere. «Quando lo abbiamo visto contrarsi per la prima volta siamo rimasti senza parole» ha raccontato Harald Ott che ha partecipato all’eccezionale sperimentazione.

Una sperimentazione che consente – secondo la dottoressa Taylor – di sperare in un tempo in cui sarà possibile realizzare un cuore nuovo per un paziente creato dalle sue stesse cellule staminali, con un rischio di rigetto praticamente minimo. «Questa tecnica – ha spiegato Taylor – apre la porta all’idea che puoi rigenerare qualsiasi organo. Dicci quale e noi speriamo di farlo».

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