«Pronto a uccidere per soddisfare i suoi istinti»

RomaL’ha afferrata, trascinata in un campo, spogliata, accoltellata, riempita di botte e violentata. Era il 16 aprile 2008 quando Ioan Rus, romeno, 38 anni, aggredì e stuprò S.M., una studentessa del Lesotho, all’uscita della stazione ferroviaria della Storta, a Roma Nord.
«Premeva sulla ferita»

L’angoscia di quei momenti è nel racconto della vittima. «Sentivo che emanava un forte odore di alcol. L’uomo, rimasto solo con la maglietta, puntandomi il coltello al viso, mi intimava (...). Cercavo di calmarlo, ero sdraiata, lui seduto sul mio collo, a cavalcioni, e (...). Dopo avermi accoltellata premeva sull’addome per impedirmi di resistere alla violenza». Ricordi indelebili quelli della giovane, figlia di un diplomatico, che era venuta a Roma per seguire un master e si è ritrovata a vivere un incubo.
Il gup: niente attenuanti
Otto mesi dopo quella notte, il 17 dicembre scorso, Rus è stato condannato a 11 anni con rito abbreviato dal gup romano Marina Finiti, senza attenuanti. Ora, dalle venti pagine delle motivazioni di quella sentenza, emergono i particolari agghiaccianti di un delitto scatenato da una condotta che «desta - scrive il giudice - un profondo senso di disprezzo». A salvare la ragazza fu la casuale sosta, vicino al luogo dell’aggressione, di due uomini, Bruno Musci e Massimo Crepas. I due si accorsero di quanto stava accadendo e avvertirono i carabinieri, che sorpresero Rus in flagranza. «Solo il loro occasionale e provvidenziale intervento - si legge nelle motivazioni - ha impedito che la vicenda assumesse una valenza ancor più drammatica». Eppure in quei giorni, alla vigilia delle elezioni comunali, qualcuno insinuò il sospetto che l’aggressione fosse stata in qualche maniera «architettata» per fini politici. Gianni Alemanno, che di lì a poco sarebbe diventato sindaco, replicò alle insinuazioni: «Dicono che è stata la destra a organizzare lo stupro della studentessa del Lesotho. Sono dei cialtroni e vanno rimandati a casa». Ora le motivazioni del gup sembrano sgombrare il campo dalle ultime ombre sulla vicenda. Sottolineando l’efferatezza di quello stupro.
«Voleva strangolarla»
«Rus - scrive il giudice - era intento solo a soddisfare i suoi biechi istinti con una violenza e una ferocia inaudite, picchiando la ragazza ogni volta che tentava di opporre resistenza, finanche tentando di strangolarla». Terribile il dettaglio relativo alla ferita, «di circa due centimetri», che Rus ha inferto «con un fendente sferrato con particolare veemenza». Poteva andare peggio, ma per fortuna «nella circostanza la ragazza indossava cappotto e pantaloni che indubbiamente hanno costituito un parziale ostacolo, sì che la profondità della lesione sarebbe stata ben diversa». Ed è solo l’inizio della notte di paura. Dopo averla accoltellata, Rus avrebbe premuto sulla ferita per vincere la resistenza della giovane. Nonostante l’emorragia e le suppliche della ragazza, scrive ancora il gup, «emerge con palese evidenza che l’imputato, dopo aver accoltellato la giovane, con violenza e sotto la minaccia di un coltello, nell’arco di tempo di circa un’ora, l’ha costretta a subire reiteratamente violenze sessuali».
«L’avrebbe abbandonata»
L’unica cosa che importava a Rus, mette nero su bianco il giudice, era soddisfare «i suoi perversi istinti sessuali per poi lasciare lì, in quel boschetto isolato, sola e agonizzante, la ragazza». Al romeno la vittima «che stava ormai perdendo le forze (...) come si rileva obiettivamente dalle tre sacche di plasma richieste dai sanitari per la trasfusione» aveva invano chiesto di portarla in ospedale. Ma «l’uomo (...) è assolutamente incurante delle condizioni della ragazza». Senza l’arrivo dei soccorritori, conclude il giudice, «è certo che Rus avrebbe continuato a infierire sulla vittima (...); non l’avrebbe condotta in ospedale e, soddisfatti i suoi turpi voleri, l’avrebbe abbandonata al suo triste destino».
«Condotta spregevole»
Così arriva la condanna per tentato omicidio, violenza sessuale, sequestro di persona e porto di coltello per Rus. Che «ha evidenziato, con una condotta particolarmente spregevole e inquietante, espressione di inaudita brutalità, una elevatissima pericolosità sociale». E «la brutalità dell’aggressione, la viltà manifestata dall’uomo (...

), non consentono - conclude il gup - la concessione delle attenuanti generiche». Gli avvocati di Rus ricorreranno però in appello. Per loro non è stato tenuto conto che Rus era «stravolto perché non era riuscito a partire con la moglie per la Romania».

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