Gerusalemme - Il primo ministro israeliano Ehud Olmert avrebbe offerto al presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas una dettagliata proposto per un accordo di pace che comprende il ritiro israeliano dal 93% della Cisgiordania, scrive oggi il quotidiano Haaretz citando "un funzionario israeliano". In cambio del 7% della Cisgiordania che Israele intende mantenere per i propri insediamenti, ai palestinesi viene offerta della terra nel deserto del Negev adiacente alla Striscia di Gaza, equivalenti al 5,5% della Cisgiordania. Per compensare la differenza, i palestinesi avranno diritto ad un passaggio libero fra Gaza e Cisgiordania senza controlli di sicurezza.
L'accordo proposto ad Abu Mazen L’accordo, riferisce Haaretz, comprende un’intesa di principio sui confini, la sicurezza e i rifugiati, mentre la questione dello status di Gerusalemme verrebbe rinviata. La proposta delinea un confine simile a quello dell’attuale barriera di sicurezza, con l’annessione da parte israeliana della terra dove si trovano i grandi insediamenti di Màaleh Adunim e Gush Etzion, e quelli attorno a Gerusalemme, oltre ad una parte di territorio nel nord della Cisgiordania, adiacente ad Israele. Una volta raggiunto l’accordo, Israele sarebbe libero di costruire a suo piacimento nuovi edifici in questi insediamenti. L’offerta israeliana, corredata di mappe, è stata consegnata ai palestinesi e Olmert aspetta ora una risposta di Abbas. Il primo ministro israeliano spera di poter raggiungere un’intesa prima che termini il suo mandato. Sospettato di corruzione, nell’ambito di un’inchiesta ancora in corso, Olmert ha già detto che non si presenterà alle primarie interne al suo partito in settembre, e non è chiaro se sarà ancora alla guida del governo alla fine dell’anno. I coloni oltre il nuovo confine verrebbero evacuati in due fasi. La prima, subito dopo la firma dell’accordo di principio, prevede risarcimenti per chi accetterà di andarsene volontariamente. Si prevede che molti si trasferiranno negli insediamenti che Israele intende mantenere sotto il suo controllo.
I nuovi confini In base al piano, Israele entrerà subito in possesso del 7% di Cisgiordania che potrà annettere. Ma il ritiro dal resto della Cisgiordania, e la concessione del libero passaggio, scatteranno solo quando l’Autorità palestinese avrà riconquistato il controllo della Striscia di Gaza. In questa fase avverrà lo sgombero forzato dei coloni rimasti a est del nuovo confine. Gli israeliani sottolineano che il libero passaggio, che rimarrà formalmente sotto il controllo dello stato ebraico, rappresenta una novità rispetto alla situazione precedente al 1967, quando non vi era alcun collegamento fra la Striscia sotto controllo egiziano e la Cisgiordania in mano alla Giordania. Per quanto riguarda la sicurezza, lo stato palestinese dovrebbe essere demilitarizzato e privo di esercito. I profughi protrebbero infine tornare solo entro i confini del nuovo stato palestinese, con alcune eccezioni nell’ambito della riunificazione di famiglie separate.
Proposta respinta Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen ha "respinto" l’ultima proposta avanzata dal premier israeliano.
Nabil Abu Radeineh, portavoce di Abu Mazen, spiega che il divario tra la posizione israeliana e quella palestinese per la definizione dei confini è ancora "molto grande". Secondo Radeineh, infatti, "non è stata chiusa nessuna delle questioni" che vengono affrontate durante il negoziato. Il problema centrale rimane, comunque, il futuro di Gerusalemme.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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