«Dal prossimo sindaco mi aspetto vera integrazione socio-sanitaria»

Il presidente dell’ordine dei medici romani, Falconi: «Dal Campidoglio mai siamo stati interpellati»

Mario Falconi, presidente dell’Ordine provinciale dei medici di Roma, quali suggerimenti vuole dare ai candidati sindaco di Roma?
«Vorrei che si preoccupassero maggiormente delle categorie di cittadini più fragili come gli anziani, soprattutto se soli e non autosufficienti, le persone diversamente abili e i soggetti affetti da patologie psichiatriche, sempre più spesso abbandonati a se stessi e non tutelati da un’assistenza sanitaria adeguata. Avevo proposto al sindaco uscente Veltroni di sperimentare un modello vero di integrazione socio-sanitaria che supportasse le fasce di popolazione più deboli. Inutilmente: si preferiscono interventi settoriali del tutto svincolati l’uno dall’altro. E la conseguenza è solo uno spreco di risorse».
Cosa spera dal prossimo sindaco?
«Siamo stati sempre noi medici a chiedere un confronto con gli organi amministrativi, mai viceversa. E per di più, non ho mai avuto rapporti istituzionali con il sindaco, ma mi auguro venga costituito un tavolo di incontro tra noi, comune, provincia e regione mirato alla risoluzione delle diverse problematiche in campo sanitario».
Che provvedimenti crede siano necessari per risolvere problemi come il degrado dei pronto soccorso, il malfunzioanamento delle Asl e le infinite liste di attesa?
«È necessario rivedere in toto la programmazione sanitaria. Ritengo, infatti, che la rete ospedaliera nel Lazio debba essere razionalizzata, così come avviene in altre regioni italiane, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. La soluzione? Abolizione degli ospedali periferici, che incidono parecchio sulle tasche dei cittadini, e reinvestimento dei fondi per adeguare le strutture specializzate.

In conclusione, il problema delle liste d'attesa è non solo arginabile con un potenziamento di offerta, ma anche con un sensato decremento della domanda. È necessario quindi educare alla domanda sia i cittadini, che non devono sottoporsi a esami non necessari solo perché spinti da ipocondria, sia i medici che spesso premono per aver subito l’esame».

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