da Roma
Fascia nera al braccio degli insegnanti, aule con drappi neri alle finestre, striscioni di protesta contro il governo all’interno degli istituti, un minuto di silenzio subito dopo il suono della campanella e in alcuni casi occupazione permanente. Molti bambini rischiano di confondere il ricordo del loro primo giorno di scuola con quello di un funerale o comunque di un evento tragico. Oggi riaprono le scuole in tutte quelle regioni che non avevano ancora dato il via alle lezioni, in un clima teso per le novità già introdotte e per quelle al momento soltanto annunciate dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Alcuni sindacati, Cobas in testa, hanno invitato i docenti a presentarsi in classe con il segno del lutto al braccio ed i presidi a segnalare il loro dissenso affiggendo cartelli e striscioni contro il governo anche nei cortili e lungo i corridoi delle scuole. Il funerale per celebrare la morte della scuola pubblica ed altre forme di protesta analoghe sono state annunciate da molte scuole sparse lungo tutta la penisola.
In alcune scuole romane, dove è stato anticipato l’inizio delle lezioni, sono già comparsi striscioni che in molti casi hanno suscitato perplessità e critiche da parte dei genitori. Oggi dovrebbero essere almeno una settantina gli istituti della capitale che aderiranno all’iniziativa luttuosa. Tra questi soprattutto le scuole primarie perché è proprio sul ritorno al maestro unico che si concentrano le critiche della categoria. Protestare contro le decisioni del governo non soltanto è legittimo: è un diritto inalienabile di tutti i cittadini e di tutti i lavoratori. Ma che un educatore si presenti in prima elementare davanti a bambini di sei anni con la fascia a lutto invitandoli al silenzio in nome della morte della scuola non appare una protesta ma quasi una sorta di plagio.
A denunciarlo fra gli altri anche l’assessore alla scuola di Roma, Laura Marsilio. «Il primo giorno di scuola deve essere un momento di gioia e di serenità - dice la Marsilio -. Dichiarare la giornata di lutto all’inizio delle lezioni è un atto di abuso di potere dei docenti che sono dipendenti del ministero così come di violenza psicologica nei confronti dell’infanzia e delle famiglie che hanno tutto il diritto di vedere le istituzioni lavorare insieme per il futuro della scuola». La Marsilio comunque confida nella generale correttezza degli insegnanti e nel loro buon senso. «Sono certa che la protesta sarà limitata ad un dieci per cento degli istituti - sostiene l’assessore -. E questo nonostante il comizio antiGelmini organizzato a spese dei contribuenti dalla Regione Lazio all’Auditorium di via della Conciliazione: doveva essere un concerto e una festa e invece è stato un comizio contro la politica del governo tenuto dall’assessore all’istruzione, Silvia Costa».
Il tam-tam della protesta a Roma è partito dall’istituto intitolato a Iqbal Masih (il bimbo pakistano assassinato nel ’95 simbolo della lotta contro lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù dei minori) nel quartiere Casilino. Qui docenti, genitori e alunni promuoveranno campagne informative sui decreti governativi e raccolte di firme contro i provvedimenti del governo.
Soprattutto contro il ritorno del maestro unico che, dice Piero Bernocchi leader Cobas, «sa di secolo scorso: un ritorno che impoverirebbe e ridicolizzerebbe la scuola».
L’Unione degli studenti invece ha scelto metodi più classici di protesta: striscioni e cortei davanti al ministero in viale Trastevere e volantinaggio davanti alle scuole. Si andrà avanti poi con una serie di scioperi già annunciati da Unicobas, 3 ottobre; Cobas, 17 ottobre. Manifestazione della Gilda il 16 in piazza Montecitorio.
E tutto questo accade senza che il ministro abbia presentato il suo Piano programmatico per la scuola ai sindacati. L’incontro è stato fissato per venerdì prossimo e nel frattempo la Gelmini ha smentito l’intenzione attribuitale dai sindacati di smantellare il tempo pieno nella primaria.
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