da Roma
Botta e risposta. Sembra quasi intenzionale (e in qualche modo lo è) la messa in onda stasera su Raitre di Scacco al re: appena il giorno dopo che su Raiuno era apparso L'ultimo dei Corleonesi. Entrambi i prodotti pur diversi (fiction il primo, docu-fiction - cioè misto di ricostruzione e filmati autentici - il secondo) trattano lo stesso argomento: la caccia e la cattura del superlatitante Bernardo Provenzano. Ma che differenza. Leccellente ricostruzione di Raitre, firmata Canepari, Cirino e Di Cara, grazie a un mix tra documenti autentici e simulati, tanto sapiente da non farli distinguere, è tutto incentrato sugli «invisibili», i servitori dello Stato che portarono alla cattura di Provenzano, e la cui assenza, nellaltrimenti mediocre Lultimo dei Corleonesi, aveva invece lamentato Piero Grasso, procuratore capo dellAntimafia.
Ma non basta: la docu-fiction di Raitre, ricorrendo a una impressionante mole di interessantissimo materiale inedito - filmati delle telecamere nascoste puntate sulle case dei mafiosi, intercettazioni delle loro conversazioni telefoniche, i famosi «pizzini» del latitante letti da Andrea Camilleri, testimonianze di poliziotti e magistrati - è in ampia misura dotato di quellappeal e di quellintensità narrativa di cui era invece sprovvista la fiction di Raiuno. «È chiaro che la messa in onda di Scacco al re in questi giorni risponde a una strategia - riconosce il direttore di rete Ruffini -. Lattenzione sul caso già accesa dalla fiction di Raiuno ci preparava infatti il terreno. Ma noi non cerchiamo alcun confronto: si tratta di due generi troppo diversi».
Molto impegnativa sul piano del montaggio, Scacco al re risulta intrigante soprattutto nelluso delle intercettazioni, audio e video. Ecco allora la voce del figlio di Totò Riina, che davanti alla lapide dedicata a Falcone e Borsellino commenta sprezzante: «Ancora ci appizzano le corone di fiori, a stu cosu?».
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