RomaCittà metropolitane e accorpamento delle province, eliminando quelle più piccole. Poi risparmi per circa 7,2 miliardi. La ricetta del governo Monti per mettere a dieta le autonomie locali non è diversa da quelle dei governi precedenti; la novità sarebbe che il piano fosse in qualche modo attuato questa volta. Perché le resistenze anche adesso non mancano. Ieri, i rappresentanti delle piccole province si sono mobilitati contro il piano, per ora ufficioso, che prevede il dimezzamento degli enti intermedi, «una grave lesione alla democrazia e alla identità culturale delle comunità».
Lallarme dei presidenti è dovuto al fatto che sta prendendo forma il piano del governo e non è quello proposto dallUpi, organismo che rappresenta le province italiane. Saranno eliminate quelle che non superano almeno due parametri tra i tre previsti. Una certa soglia dimensionale (i 3mila metri quadrati di estesione della superficie), i 350mila abitanti e almeno 50 Comuni al loro interno. In sostanza delle attuali 107 ne rimarrebbero soltanto 61. Dieci di queste sarebbero città metropolitane, e unaltra decina quelle delle regioni a statuto speciale. In teoria anche quelle dovranno sparire entro sei mesi, ma la competenza è tutta dei governatori.
Con il piano del governo di Mario Monti tornano le città metropolitane. Enti intermedi composti dai comuni di unarea con grandi centri urbani, guidati da un sindaco e un consiglio eletto a sua volta dalle assemblee delle città. Saranno Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. Avranno più o meno le competenze delle vecchie province: pianificazione territoriale e ambiente, trasporto pubblico, controllo del trasporto privato, costruzione e gestione delle strade.
Le caratteristiche del nuovo ente sono quelle definite già dalle precedenti riforme: il territorio della città metropolitana coinciderà con quello della provincia soppressa; gli organi delle città metropolitane saranno il consiglio e il sindaco metropolitani. I membri del consiglio sono eletti tra i sindaci dei Comuni dellarea.
Il risparmio è dovuto alleliminazione delle piccole e da un taglio del 20 per cento dei trasferimenti agli enti, agenzie e organismi che oggi esercitano compiti degli enti locali. Stretta che si aggiunge alle altre a carico di regioni e comuni e che ha suscitato le proteste di sindaci, presidenti e governatori.
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