La Provincia prova a far sedere Nord e Sud

Dalle origini medioevali di Genova all'abbronzatura di Barack Obama. Dal pesto di Prà alla sagra della patata di Montoggio. Se ne vedono, e se ne sentono, di tutti i colori in consiglio provinciale. Tanto che, a dire la verità, sulle varie espressioni di sentimento, il numero uno di palazzo Spinola, Alessandro Repetto, ha recentemente bacchettato un pochino tutti, a destra e a sinistra. Chissà se riuscirà a imporre il question time come succede in Comune e in Regione. Ma quello che non si era sentito, fino all'altro giorno, era lo scandalo dei seggiolini. Mica quelli dei bebè, ci mancherebbe. Quelli di plastica, senza schienale, larghi trenta centimetri per trenta, installati sulle gradinate allo stadio Ferraris. Un lavoro di cui l'allora assessore e avvocato Giorgio Guerello ne andava tanto fiero che, ancora prima di fare installare gli ultimi pezzi, li mostrò in anteprima alla stampa. Adesso quei seggiolini diventano un caso. Almeno nella gradinata sud. Parte superiore.
A farlo scoppiare è stato in assemblea consiliare uno sfegatato del Genoa e alfiere di Fini. Claudio Muzio, dai banchi dell'opposizione, ha tuonato contro l'inutilità degli steward e contro il mancato utilizzo appropriato dei seggiolini. Tanto che il presidente Repetto lo ha ascoltato con un certo interesse garantendo che si sarebbe occupato della questione scrivendo pure a Preziosi e Garrone.
«Nella parte superiore della gradinata sud - attacca il consigliere di An - ci sono sempre i soliti trenta esagitati che non stanno a sedere. Costringono così bambini e famiglie, persino tifosi anziani, a stare in piedi per tutta la partita. Alcuni sono costretti a rimanere in equilibrio sui seggiolini che sono realizzati non certo per quello scopo. Insomma, chi non si può permettere di spendere soldi per i posti migliori in tribuna o nei distinti, soltanto per colpa di queste teste calde è costretto a seguire la partita non in condizioni di sicurezza».
«E gli steward che fanno - rincara la dose Muzio - se ne stanno lì a guardare i calciatori senza muovere un dito. Al massimo controllano i biglietti e chiedono i documenti invece di muoversi fare restare seduti gli esagitati permettendo agli altri di godersi in santa pace lo spettacolo».
Il ragionamento non fa una piega. Se fossimo, però, in uno stadio di Sua Maestà. Dove il bobby il manganello lo usa e nessuno protesta. Anzi. Dove chi non riga dritto non soltanto salta le partite, ma finisce pure dietro le sbarre. Dove non c'è nessuno, allo stadio, come alle poste, che fa il furbo e non si mette in fila indiana ai gabbiotti d'ingresso.
È anche vero che l'utopico Muzio qualche ragione ce l'ha. Gli steward, almeno quelli rossoblu, sono stati formati grazie a un progetto finanziato anche dalla provincia di Genova.

Un programma ben dettagliato che prevede l'intervento delle casacche gialle pure per calmare gli animi e fare rispettare le regole di comune senso civico e educazione.
Se il capoluogo ligure è la città più inglese d'Italia chissà se saremo proprio noi a dare il primo esempio di britannica correttezza e di polso duro nei confronti dei più esagitati.

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