Psa e Renault: «Produrre in Francia conviene meno»

La convenienza o meno a produrre automobili nel Paese d’origine non è un problema solo italiano. Sollevata tempo fa da Sergio Marchionne, ad di Fiat, e tuttora argomento di dibattito con governo e sindacati, l’interrogativo ha varcato le Alpi approdando in Francia. A Parigi, però, Peugeot Citroën (Psa) e Renault una risposta secca l’hanno già data ai rappresentanti del Parlamento: «Per noi case automobilistiche francesi - così Denis Martin (Psa) e Carlos Tavares (Renault) alla Commissione affari economici del Senato - produrre in Patria è sempre meno conveniente, soprattutto per il cosiddetto segmento B, quello delle utilitarie».
In termini di produzione, ha aggiunto Martin, direttore industriale di Peugeot Citroën, il segmento B non è redditizio in Europa occidentale e particolarmente in Francia», a causa della differenza dei costi, che può essere notevole. Come nel caso, citato da Tavares, direttore generale di Renault, riguardante la Clio, per cui l’azienda ha calcolato uno scarto di 1.300 euro nel costo complessivo di produzione tra le vetture realizzate Oltralpe e quelle prodotte nell’impianto di Bursa, in Turchia.

Più in generale, hanno proseguito i due manager, il settore auto francese soffre di «ipercapacità» produttiva sull’insieme della filiera, sposando la tesi di Marchionne. «Non possiamo immaginare che tutte le fabbriche vivranno», ha anticipato Martin. Opel, in proposito, potrebbe chiudere fabbriche in Germania e Regno Unito per sistemare i bilanci.

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