di Tony Damascelli
Roma è una città aperta. Chiedo scusa a Roberto Rossellini ma stavolta si scrive e si parla di una squadra di football, meglio di una società che è diventata il terreno di conquista di chiunque, di tutti, di troppi. Franco Sensi non cè più, con lui la Roma, dopo gli anni ruggenti di Dino Viola, ha trovato la stabilità, i titoli, la fama consolidata. Ma il conto è stato pesantissimo, alcune scelte di mercato non hanno prodotto i risultati sperati e comunque non sono stati ammortizzati, i costi sono aumentati vertiginosamente, così come le richieste del pubblico, dei tifosi. Il presidente è stato così costretto a sacrificare una fetta grande del proprio patrimonio finanziario, accadimento quasi unico nello scenario calcistico italiano laddove altre società hanno fatto ricorso a spericolate e ambigue operazioni di borsa o altre speculazioni, basti pensare ai casi della Lazio di Cragnotti o del Parma di Tanzi, per non dire di altre realtà anche di grandi club.
La malattia e la scomparsa di Franco Sensi ha accentuato lo stato di crisi, la figlia Rosella ne ha preso leredità, quella calcistica, in testa alla Roma mentre le banche hanno incominciato a bussare, approfittando della nuova realtà, di una situazione politico societaria più debole, di un cappio contabile che supera i trecento milioni di euro.
Le voci di dentro, quelle cittadine, si sono fatte sempre più tossiche, la tifoseria giallorossa si è spaccata, i sensiani, puri e duri, quasi isolati, soldati giapponesi in trincea, hanno e cercano ancora di difendere tutti e tutto, compreso Totti il cui contratto multimilionario rappresenta uno dei blocchi più rigidi anche per la popolarità unica, assoluta del capitano; quelli dellopposizione, molte radio, alcuni giornali, hanno accentuato la loro battaglia di fronda e di critica, anche severissima, alla Sensi e allallenatore Ranieri.
Si è arrivati alla svolta, gli asset di Italpetroli, la cassa della famiglia Sensi, sono passati a Unicredit, dunque la Roma calcio, tra gli insulti e i fischi («tornatene a Visso» urlava uno striscione ricordando il posto di origine dei Sensi), finisce la sua storia e incomincia la cronaca. Grottesca. Il miele attira le api, anche quelle travestite da benefattrici nel nome di una «romanità» fasulla.
Ieri la magistratura romana ha emesso ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Vinicio Fioranelli e di Volker Flick, singolarmente residenti in Svizzera. Chi sono costoro? Semplicemente quelli che volevano comprare la Roma, che si erano detti pronti a rilevare il pacchetto azionario dei Sensi, che avevano pubblicamente annunciato che la loro società avrebbe rilanciato il club giallorosso, che sarebbero stati investiti fantamilioni per la campagna acquisti. Qualcuno aveva anche abboccato, Fioranelli è agente Fifa, figura ormai scomparsa, anzi abolita, nei quadri della federazione internazionale, herr Flick si presentava come un imprenditore voglioso di pubblicità e di grandi progetti calcistici. In quel tempo il titolo in Borsa della Roma ebbe unoscillazione del 124 per cento, da qui il reato di aggiotaggio di accusa ai due. È un semplice dato di cronaca. Negli ultimi giorni Unicredit ha accelerato la sua attività di «sondaggio» anche negli Stati Uniti dAmerica, due dirigenti dellistituto di credito sono andati a New York per raccogliere proposte e piazzare il prodotto. Si sono fatti anche i cognomi dei compratori, gli americani a Roma, il partner dei Red Sox, il club di baseball, Thomas R. Di Benedetto e altri sodali della cosiddetta cordata, sostantivo che suona spesso come un gioco delle tre carte per incantare il popolo sognante.
Lo psicodramma continua, la Roma, intanto, gioca, vince, pareggia, perde, resiste a numerosi tentativi di imitazione e di aggressione, le voci si aggiungono ogni mattina, si accendono nel pomeriggio, si spengono a sera. Rosella Sensi osserva, con la scorta che la protegge dalle violenze e minacce, sua madre Maria assiste allo spettacolo miserabile di un suk di mercanti e spacciatori di favole che non si ferma, anzi si agita sempre di più.
Lunedì le offerte di acquisto, quelle vere, saranno annunciate. Ma la commedia continuerà, Roma rimane città aperta. Come direbbe Totti: «Roma is now».
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