Psicologi del Nord in aiuto, è rivolta

Il presidente dell’Ordine campano: «Pronti a fare da soli». Su internet l’ira della gente: «Iniziativa offensiva, così si istiga alla secessione»

da Milano
Chiusa con una solenne compilation di stecche l’era del solista Bassolino, a Napoli è arrivata l’ora dei complessi. Quelli psicanalitici, però. Di inferiorità, di persecuzione. Manca solo il complesso di Edipo. Anche perché di zozzerie i napoletani hanno dovuto subirne già abbastanza, senza dover pescare tra parricidi e incesti.
È bastato che il commissario Guido Bertolaso proponesse di «importare» dal Centro-Nord 300 psicologi esperti di emergenza per aiutare la popolazione a fronteggiare la crisi e ad attuare la raccolta differenziata. Un lapsus. Un tabù infranto. E subito si scatena la reazione dei colleghi campani, che reclamano la giurisdizione su ansie, angosce e nettezza urbana del territorio: «L’aiuto esterno comporta un impegno organizzativo - spiega il presidente dell’Ordine campano degli psicologi Claudio Zullo -. Meglio un intervento svolto da personale locale: noi siamo pronti».
Insomma, i bidoncini si riempiono a casa propria e i fantasmi si curano in famiglia. Che poi arrivano gli strizzacervelli dal Triveneto e cominciano a sproloquiare di «rimozione» dei ricordi, quando è la monnezza che dev’essere rimossa. E già ci si immagina lo psicoterapeuta piacentino che porta i suoi test sulle macchie di Rorschach e si ritrova alle prese con pozze di sugo, liquami e fondi di caffè. Per non parlare dell’analista piemontese che si presenterà armato della proverbiale e malvista cortesia cercando di portare alla luce il «rifiuto» psicologico del paziente: rischia la crocifissione al Vomero.
Perché poi questa consulenza «straniera» ferisce i napoletani nell’orgoglio più dei fischi a Maradona. Su internet appaiono commenti furiosi: «istigazione alla secessione», «iniziativa offensiva», «disprezzo pietoso». La presa di posizione è netta. Forse una delle poche cose rimaste nette a Napoli e dintorni. Non servono professori padani. Altro che super-ego, tra i cumuli di spazzatura servirebbero super-eroi. Possibilmente nati e cresciuti sulle coste del basso Tirreno. Serve qualcuno che interpreti i sogni partenopei di una città vivibile senza ricorrere a metafore falliche, carenze affettive o manie di protagonismo leghiste.
Certo, dall’altra parte c’è chi timidamente avanza un appunto: se al Nord la percentuale di differenziata è così alta, qualcosa da spiegare ai connazionali napoletani - senza paternalismi, chiaro - ci sarà. E ci si può offendere finché si vuole, ma da Napoli si reclamava aiuto e aiuto sta arrivando. Anche sotto le spoglie degli odiati psicologi «polentoni». Tanto più che in sovrapprezzo sono pronti a dare una mano anche gli alpini. Le penne nere si sono dette disponibili ad aiutare la Patria, poco importa che vengano mandati lontani dai loro monti.


Certo, non sarà facile. Niente grappa, niente asini, niente polenta. Pizza, mandolini e monnezza per le strade. Gli alpini rischiano lo shock e potrebbero finire tutti in analisi. Curati da un battaglione di psicologi napoletani, ovvio.

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