Venezia - Dalla cupola della chiesa di San Simeon spuntano due gambe all'aria sbarazzine, inguainate in un collant velatissimo. E' l'immagine che si trovano davanti quanti giungono a Venezia in treno, scendendo alla stazione ferroviaria di Santa Lucia. La chiesa, posta sull'altra riva del Canal Grande é diventata l'ultima pietra dello scandalo in laguna. A tuonare contro la pubblicità che copre la facciata dell'edificio, dove ogni domenica viene celebrata una messa preconciliare in latino, è monsignor Antonio Meneguolo, a nome del Patriarcato: "Cercare soldi con la pubblicità è squallido". E parla "di un vero e proprio scandalo, quella megapubblicità è mostruosa. Il danno morale da noi subito è grave".
Dichiarazioni di fuoco che non sono piaciute alla Soprintendente per i beni architettonici di Venezia, Renata Codello, che, pur precisando di non aver autorizzato l'installazione del mega cartellone, respinge le accuse e ricorda che la Curia ha difficoltà a reperire fondi da destinare al restauro degli edifici d'arte, compresi quelli sacri. "La cosa scandalosa è che non siamo noi a voler la pubblicità - puntualizza - . Ben vengano comunque le sponsorizzazioni, unico mezzo che ci permette di restaurare gli edifici". La Codello si dice pronta a togliere qualunque pubblicità, a patto che la Diocesi "metta a disposizione fondi propri" per il restauro "non potevamo abbandonare a se stessa San Simeon Piccolo, lasciata proprio dalla Curia transennata per anni con una facciata che veniva giù a pezzi. Là il Patriarcato non ha tirato fuori un euro".
Unico effetto, per ora, é la multa di cinquanta euro che sarà affibbiata dal Comune all'azienda responsabile, per non aver tolto il cartellone pubblicitario entro il 31 marzo, data di
scadenza del contratto. L'azienda che dovrà pagare di tasca propria anche la rimozione della mega immagine (pari a qualche migliaio di euro) che sarà effettuata dall'amministrazione comunale entro il 15 maggio prossimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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