Della disaffezione del pubblico televisivo nei riguardi di questa edizione del Festival, peraltro prevista da più parti, si è già dato ampio risalto. Ma vogliamo spendere due parole sulla disaffezione del pubblico presente nel teatro Ariston? Parecchie poltrone vuote, sia in platea che in galleria, gente che si alza a spettacolo in corso, altri che tornano con comodo a sedersi dopo la pausa-bar o la capatina alla toilette, facendo innnervosire Panariello che li «bacchetta» addirittura in diretta, canzoni accolte senza troppi entusiasmi, poca partecipazione persino al momento del verdetto delle giurie, applausi tiepidi nei riguardi del trio di presentatori, e in chiusura di trasmissione la scena più malinconica: il conduttore ha appena dato l'arrivederci alla serata successiva e le telecamere inquadrano il parterre già mezzo sgombro, quasi i presenti non vedessero l'ora di tornare subito a casa. Certo qualche attenuante il pubblico pagante dell'Ariston ce l'ha, e non solo per il fatto di aver dovuto sborsare i soldi per il biglietto: quando si vede che sul palco c'è chi si fa massaggiare i piedi per la stanchezza dopo solo mezzoretta di spettacolo (neanche dopo due o tre ore, ma subito) è lecito aspettarsi che anche in platea ci si organizzi la serata in modo alternativo, per stare alla pari del disimpegno e del relax esibito: quindi via libera agli spostamenti tra una fila e l'altra, magari per salutare amici o parenti, nessuna fretta nel bersi il caffè al bar, zero sensi di colpa nell'attardarsi in bagno, pochi scrupoli a «fare salotto» senza troppo curarsi di creare un rumore di sottofondo. A tale proposito era stato buon profeta Pippo Baudo, intervistato da Mimun nel Dopo Tg1 a pochi minuti dall'avvio della serata inaugurale: «Tra le difficoltà iniziali del conduttore anche quella di dover mantenenere la concentrazione davanti a un pubblico che tarda a prendere posto in sala». Solo che in questo caso il clima da «libera uscita» è sembrato proseguire per tutta la serata, non solo all'inizio, e resta da stabilire se a mantenere la concentrazione faccia più fatica Panariello per colpa del pubblico o il pubblico per colpa dei tanti tempi morti della gestione Panariello. Nel dubbio che lo spettacolo di maggior interesse si svolga non tanto sul palco ma in platea, il regista Beldì non nuovo a scelte antinconvenzionali potrebbe regalarci qualche assaggio in più di questa fauna pagante, mai così indisciplinata come quest'anno, non si sa se per irrequietudine o svogliatezza.
Un motivo in più di preoccupazione per Panariello, il difficile rapporto con la platea del teatro Ariston. Forse l'unica novità di un Festival povero di emozioni, costretto quasi a sperare nelle bizze del «pubblico pagante».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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