È come se a Fieracavalli si fosse svolto un consulto medico sul grande malato: lippica italiana. Ne hanno parlato in tanti, qualcuno confondendo la diagnosi con la prognosi. A dire come stanno effettivamente le cose, pane al pane, è stato Ginestra, presidente di Assosnai: «Oggi lippica o riparte o chiude. E chi protesta deve ricordare che il male di questo settore è rappresentato da tutti quei piccoli ippici che pensano unicamente ai propri interessi con grande miopia. E poi deve passare il concetto che è l'ippica a doversi rendere compatibile con le scommesse». Largomento è stato toccato anche dallon. Giorgetti, sottosegretario alleconomia: «Il comparto dell'ippica e delle scommesse ad essa collegate ha perso negli anni appetibilità e interesse perché è diventato un settore di nicchia che va rilanciato e rivisitato sotto molti punti di vista. A cominciare dagli ippodromi».
Manca il pubblico e nel tempo sono diminuiti gli scommettitori, lha denunciato Ughi, presidente di Snai: «Lippica ha compiuto un grande errore quando sè adagiata su se stessa in modo autoreferenziale senza seguire i gusti e le inclinazioni del grande pubblico. Se non cambierà strategia, rimarrà in questa condizione. Ci vogliono risorse certe per realizzare il piano industriale di cui tanto si parla. Ma il piano industriale prevede una riduzione degli incassi a favore dellUnire del 6%, allincirca 120 milioni. Di qui la necessità di avere un contributo fisso, in stile Coni. Altrimenti sarà impossibile dare vita a una nuova ippica, capace di coinvolgere importanti sponsor e avere più attenzione mediatica. In due anni dovremmo vincere la sfida. Sarebbe già una risposta ridurre da 25 a 5 minuti lintervallo fra le singole gare. È quanto vogliono gli appassionati».
Per certi versi e in momenti differenti, Ughi ha fatto da contraltare alle affermazioni del ministro delle politiche agricole, Zaia, che ha riproposto la dicotomia mediatica fra calcio e altri sport. Una vecchia storia: «Siamo stanchi di vedere in tv soltanto calcio. Mi piacerebbe che, qualche volta, un telegiornale si chiudesse con una pillola informativa dedicata all'ippica e alle corse. Mi piacerebbe che venissero conosciuti i 38 ippodromi italiani, luoghi spesso immersi nel verde, dove si possono portare i bambini perché abbiano un primo contatto con questo fantastico mondo e con questo straordinario animale. L'ippica, senza spettacolo, non può esistere».
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