Puerta fa il Maestro prima di essere radiato

L’argentino, recidivo al doping, rimpiazza Nadal infortunato. E si ritira anche Agassi

Marco Lombardo

La prima volta aveva detto che soffriva d’asma, la seconda che gli faceva male un polpaccio, antidolorifici dunque. La terza non gliela permetteranno perché, alla fine di analisi e controanalisi, Mariano Puerta verrà cancellato dal tennis: radiato. Eppure...
Eppure Mariano Puerta ieri è sceso in campo nel Master di Shanghai, nel torneo dei migliori otto del mondo insomma. Complice il ritiro di Nadal che, a forza di correre e saltare, si è procurato all’ultimo una microfrattura da stress al piede, l’argentino arrivato in finale quest’anno al Roland Garros è entrato in tabellone alla chetichella, perdendo poi subito il primo match contro il connazionale Gaudio. Insomma, lo chiamano Gruppo Oro, ma visto che dopo Nadal ha lasciato la compagnia anche Agassi (sconfitto da Davydenko 6-4, 6-2, sarà sostituito dal cileno Fernando Gonzalez) in pratica il programma del girone è lo stesso di una cena con Sharon Stone alla quale invece si presenta Gegia. Risultato dunque: Puerta subito in campo e la possibilità - ovviamente teorica - che il futuro radiato se ne vada dal circuito diventando il Maestro del tennis.
L’imbarazzo in pratica è evidente: l’argentino, smascherato dall’antidoping lo scorso ottobre e recidivo, non compariva neppure nella foto ufficiale della vigilia. Veniva prelevato dall’albergo per allenarsi da solo e lì veniva riportato senza possibilità di farsi vedere. Un clandestino, insomma. Inutile spiegare ai cinesi il significato di presunzione d’innocenza, da quelle parti vanno per le spicce e Puerta era (ed è) indesiderato. Lui però ora fa parte degli otto e così potrà ricordare quello che probabilmente sarà il suo ultimo torneo dopo un anno che - visto l’«inspiegabile» exploit di Parigi - doveva essere da incorniciare. Perché Mariano era tornato dopo quella strana storia del 2003, quando a Viña del Mar fu trovato positivo al clenbuterolo, quello che sarebbe servito per curare l’asma: inevitabili i nove mesi di stop di squalifica, anche perché - giusto un paio d’anni prima - per lo stesso motivo fu fermato l’amico Chela che aveva come tecnico - indovinate un po’? - papà Puerta. E poi Mariano era tornato dopo essere uscito giusto in tempo dall’ascensore di casa, quello caduto dal diciannovesimo piano e dal quale lui era balzato fuori dopo aver sentito uno scricchiolio. Un miracolo.
Così come un miracolo sembrava il 2005 di Puerta: certo, c’erano quei muscoli in più un po’ sospetti, ma il suo allenatore aveva assicurato che la finale di Parigi, la risalita dal numero 400 ai primi cinquanta e poi oltre (adesso è numero 10) erano dovute solo a lacrime e fatica. «Io ho dimenticato tutto - diceva Mariano -. Ho dimenticato il passato, quanto è stato difficile giocare. Ho dimenticato anche le cattiverie dette su di me». L’unico problema è che l’antidoping non si è dimenticato di lui e così Puerta ora sta per diventare un ex tennista.

Nell’attesa - mentre oggi Federer misurerà il suo stato di forma con Ljubicic e Nalbandian affronterà Coria - Puerta si gioca gli ultimi spiccioli al Master. Nel suo girone c’è il russo Davydenko, proprio quello che al Roland Garros lo ha affrontato nella semifinale inquinata. La sua speranza è che l’argentino abbia cambiato pomata.

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