Anche Maradona va a casa. Ha spento il suo sigarone castrista, ha riposto in tasca il rosario. Anche Messi chiude la valigia, senza un pallone ricordo. Dopo Rooney e Capello. Dopo Henry e Domenech. Dopo Lippi e Cannavaro. Dopo Dunga e Kakà, dopo Cristiano Ronaldo e Queiroz, la sala vip dell’aeroporto di Johannesburg è esaurita.
Questo non è un mondiale per special one, questo è un torneo che taglia le teste dei nobili o sedicenti tali. Non è la rivoluzione, è il carnevale, non è una fiction, è la realtà. Nel football servono le figure e non le figurine, restano sul terreno i coriandoli bagnati delle soubrettes, hanno tradito i loro tifosi e chi ama il football, hanno promesso e non mantenuto. Il luna park ha chiuso, qui si fa sul serio.
La Germania ha tolto la maschera all’Argentina, così come aveva fatto, qualche giorno prima, all’Inghiterra. Quattro wurstel sulla barba grigiastra di Maradona, dopo i quattro crauti sulla bazza di Capello, sono loro, uber alles come sempre ma rivisti e corretti.
La caduta degli dei? No, il ritorno semplice alla normalità, al football spontaneo, organizzato, velenoso ma non avvelenato, praticato da calciatori e non da robot o indossatori. L’Olanda e la Germania hanno forze fresche e giovani, di qualità tecnica; i loro piloti si chiamano van Marwijck e Loew, non hanno fama e conto corrente simile a quello dei nobili caduti e rispediti a casa, non spacciano calcio e affinità varie. Prima di loro stavano sulla stessa panchina Van Basten e Klinsmann, bastava il curriculum? No, bocciati, rispediti al mittente come gli altri, a conferma che le onorificenze servono soltanto per i parenti stretti e le fotografie ricordo.
Olanda e Germania praticano un calcio essenziale, ricorrendo anche al contropiede che dalle nostre parti è stato derubricato, bestemmiato, condannato dai nuovi pontefici del calcio totale, aggressivo, intenso, denso, tutta quella roba lì che riempie la bocca e svuota gli stadi. Gli olandesi hanno abbandonato il ruolo di cicale sprecone, i tedeschi non sono più le panzerdivisionen testarde e buffe del calcio internazionale, il totale porta le due nazionali in semifinale, dopo aver eliminato le sicure finaliste, almeno nei pronostici.
Non è un mondiale per special one in panchina, non lo è per chi va in campo a giocare la palla. Faccia un passo in avanti chi avrebbe scommesso un euro sullo sbarbato Thomas Muller che fino al febbraio del duemilanove non aveva nemmeno lo straccio di un contratto da professionista? Si metta in coda chi avrebbe puntato su Ozil o su Khedira? Chi avrebbe immaginato un gol di testa, il primo della sua carriera, di Sneijder?
Il calcio è il rigore sbagliato dal Ghana all’ultimo secondo, dell’ultimo tempo, dell’ultima speranza, il calcio è il pianto di un coreano del nord mentre ascolta l’inno nazionale, il calcio non è la scienza esatta studiata alla lavagna, il calcio non è il kamasutra con cento posizioni da rispettare rigorosamente per arrivare al piacere garantito. Anzi. Diceva un allenatore argentino (guarda la combinazione odierna): io dispongo benissimo i calciatori in campo, ma poi si muovono. Ecco, il problema. Olandesi e tedeschi hanno messo in circolo muscoli e cervello, senza perdere di vista la posizione principale, la qualità tecnica, l’organizzazione. Il resto della comitiva riccastra ha pensato, invece, di vivere di rendita, si è guardata allo specchio, chiedendo chi fosse la più bella del reame ed è stata presa, nessuna esclusa, da Roma a Rio, da Londra a Parigi, a Lisbona, a pernacchie e gol sul gobbo.
Direbbe Mourinho: Rooney? Zeru gol, Messi? Zeru gol, Anelka? Zeru gol. Giardino? Zeru gol. Kakà? Zeru gol. Cristiano Ronaldo? Zeru virgola cinque gol. E allora? Perché pagarli come sceicchi? Perché celebrarli come eroi? Se una stella, o sedicente tale, non illumina, non splende, non abbaglia allora che stella è? Un mozzicone di candela, come la faccia di Lionel Messi, il pallone d’oro più sgonfio del secolo, come il volto smarrito di Maradona, l’allenatore nel pallone ma meno divertente di Oronzo Canà.
In Sudafrica sono saltate le marcature dei sognatori e dei romantici. Tra qualche settimane gli sconfitti di oggi torneranno eroi, vedettes, fenomeni, nei loro condomini. Adesso viene il bello. Il brutto è già a casa o in barca.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.