da Roma
Antonio Catricalà ribadisce la sua linea: inutile giocare con le parole, il tetto statico del 45% previsto dal ddl Gentiloni rappresenta inevitabilmente un limite al fatturato di unazienda quotata in Borsa. Un muro impossibile da tollerare per chi ha come compito la difesa dei principi liberali della concorrenza.
Il titolare dellAntitrust torna a battere su un punto: la definizione preventiva per legge della posizione dominante non può essere giudicata «opportuna» dal punto di vista dellefficienza del mercato. Una notazione elementare che fa scattare nuovamente quel corto circuito della ragione già manifestatosi nei giorni scorsi dentro il centrosinistra. I toni, però, restano più bassi rispetto a domenica scorsa. E cè chi tenta anche apertamente di gettare acqua sul fuoco. Non tutti, infatti, dentro lUnione hanno apprezzato il gioco al massacro ai danni dellex capo di gabinetto di Franco Frattini e Antonio Meccanico, approdato nella scorsa legislatura a Palazzo Chigi come segretario generale. Cè chi si chiede se trasformare Catricalà in un pericoloso eversivo soltanto perché ha scontentato qualcuno criticando una legge che ha chiari connotati punitivi nei confronti di Mediaset serva davvero a migliorare limmagine della coalizione. Un dubbio che lo stesso Pierluigi Bersani ha cercato di insinuare nella mente dei pasdaran del suo stesso partito.
La contrapposizione tra falchi e colombe, insomma, continua ad agitare le acque dellUnione. E il vero «show down» potrebbe scattare nei prossimi giorni quando inizierà la discussione sul disegno di legge di riforma delle Authority. La stesura di partenza non prevede espressamente lazzeramento dei consigli delle autorità di controllo. Il «caso Catricalà», però, ha fatto scattare la volontà di fare «tabula rasa» dei cinque componenti dellAntitrust e degli altri membri delle Autorità interessate alla riforma. Un affondo che potrebbe essere realizzato inserendo nel disegno di legge norme transitorie che accelerino la scadenza dei consigli. Il blitz potrebbe scattare già venerdì, in occasione dellinizio dellesame parlamentare del provvedimento.
I fautori della linea dura e delloccupazione selvaggia sono, soprattutto, i prodiani, gli esponenti di Rifondazione, del Correntone Ds e di una parte della Margherita (tra questi il vicepresidente della Vigilanza, Giorgio Merlo). Contrari, invece, lUdeur, lala dalemiana dei Ds, i Radicali e parte della Margherita. Le motivazioni di questultimi? Innanzitutto lesigenza di evitare di inasprire troppo lo scontro tra i due poli. Ma anche la consapevolezza che la tesi di Catricalà non è poi così peregrina visto che venne adottata anche dal suo predecessore Giuseppe Tesauro, in una indagine conoscitiva sul settore del 2004.
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